Qualcuno potrebbe dire, con sufficienza, che i Sonic Youth sono diventati "Pop". E siccome Pop, è risaputo, è spesso sinonimo di scialbo, scipito, addirittura commerciale, beh, si arriva facilmente alla conclusione che i Sonic Youth sono diventati un gruppo che farebbe meglio a fare festa: dinosauri, obsoleti, vecchi, stantii. E quando mai il Rock è stato per i vecchi? Attenzione, attenzione alle apparenze.
Quella che i Sonic Youth hanno intrapreso, oltre che una conseguenza degli ultimi album, tanto delle morbide atmosfere di "Murray Street" quanto del compresso compendio carrieristico di "Sonic Nurse", è anche una delle possibili evoluzioni logiche della loro carriera: se nacquero con l'intento di negare (e poi ricostruire) i canoni del Rock, cogliendo perfettamente il loro tempo di negazione di ogni Certezza in quanto tale, era certo lecito aspettarsi che il loro percorso sarebbe arrivato alla negazione della negazione, cioè di loro stessi: ed ecco dunque dopo 20 anni che i Sonic Youth approdano alla forma canzone; non che avessero mai abbandonato il concetto di TEMA, sempre portante (giacchè è portante prima di tutto per la percezione umana della musica), ma il tema era ogni volta centrifugato, annichilito, appunto negato, mentre il perdersi in suoni, ritmi e tempi non leciti diventava lecito. Questo adesso non c'è, per questo sono tornati alla forma canzone: il tema non viene negato, ma anzi sviluppato, cambia, muta, ma viene ammessa la necessità del suo esistere. Forse ammissione dei propri limiti, forse semplicemente umiltà. Ma se fosse il primo caso, sarebbe stato un disco probabilmente torbido e cupo, probabilmente brutto o forse curioso nella sua rabbiosa ammissione di inutilità.
Invece i Sonic Youth non perdono se stessi, negano se stessi si, ma come sempre hanno fatto ancora una volta riescono a ricostruirsi: per questo non esiste ombra di banalità, per questo oltre a un percorso artistico che ribadisce la sua vitalità per l'artista, e dunque trova sempre un significato al significante, i Sonic Youth riescono anche a dare ancora un SENSO al loro significante: mai come adesso i Sonic Youth sono efficaci nel descrivere e costruire un mondo che è caos, proprio perchè ogni canzone, in quanto tale, è adesso in sé caos. E d'altronde cos'è più difficile? Distruggere la forma stessa del Rock per ammettere che non esiste forma possibile (se non il caos), o rimanere legati a questa stessa forma e riuscire invece a maggior ragione a costruire il caos? Perciò l'unica ombra di vera routine che traspare è quell'accenno in mezzo alla bellissima "Tourquoise Boy" di divagazione sonora. L'unico vero accenno di Sonic Youth che furono come stilema, non come espressione. Ma con rara intelligenza quell'accenno accenno rimane. Nessun tempo dilungato, nessun rumorismo riverberato e tribaleggiante, nessuna euforia dionisiaca eppure industriale.
I Sonic Youth alla loro astrazione, forse più biecamente esistenziali di un tempo, ma paradossalmente allo stesso tempo più incisivi che mai nel loro intento metafisico. Cambiare, dopotutto, è una necessità. Ed è questo che conta.
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