Cioè, tu lo conosci un gruppo di cui puoi affermare in perfetta buonafede «Cavolo, questi non hanno pubblicato una sola canzone non dico brutta, ma almeno bruttina, o comunque che non mi fomenta» in tutta la carriera?
Io lo conosco, e no, non sono i Ramones.
È questo qua, Sonic’s Rendezvous Band, altrimenti SRB.
E guai al primo saputello che si presenta a commentare «Bella forza, ne hanno pubblicata una soltanto di canzone». Altrimenti, lo smonto subito, al tapino, facendogli notare che …
In primis, c’è chi ha fatto peggio, o meglio, punti di vista: gli Screamers, gli Screamers, come no, quelli che vanno a braccetto con i Metal Urbain, che di canzone non ne hanno pubblicata nemmeno una e sono una leggenda della scena punk, e forse lo sono diventati proprio per questo.
In secondis, se quell’unica canzone è «City Slang», caro il mio saputello, prostrati dinnanzi al rock’n’roll, nella sua più folgorante apparizione. Perché sì, più di «Search And Destroy», più di «Kick Out The Jams», più della primitiva «Sonic Reducer», lì sopra a tutte ci sta «City Slang».
Un monolito inattaccabile … Pensa solo questo, a tutti quelli che negli anni hanno risuonato «Search And Destroy» o «Kick Out The Jams»: giusto per limitarsi ai più noti, Rage Against The Machine, Jeff Buckley, perfino Afterhours e Verdena. Ora pensa a tutti quelli che hanno risuonato «City Slang»: giusto gli Hellacopters. Ma non trarre la conclusione sballata, cioè che «City Slang» non se la fila nessuno perché è un pezzo da poco; no, è proprio l’opposto, cioè che per reinterpretarla ci vuole un coraggio non indifferente ed una buona dose di incoscienza; gli Hellacopters sono stati gli unici che quell’incosciente coraggio se lo sono dati e ne hanno tirato fuori una versione sbalorditiva.
Un’ultima cosa, e cioè che quando si discetta di «City Slang» immancabilmente si tira in ballo il famigerato proto-punk. Sbagliato, perché ad essere rigorosi, il proto-punk è la musica iniziata dai Sonics e finita da Iggy e gli Stooges con «Raw Power», dove sta piazzata proprio quella «Search And Destroy» che del proto-punk reca le stimmate; e però se vai a vedere le date, i Sonics esordirono nel 1965, Iggy e gli Stooges calarono il sipario sulla loro carriera e sul proto-punk nel 1973, il singolo «City Slang» venne pubblicato nel 1978, quando già si era praticamente spenta l’originaria furia punk.
Quindi, proto-punk proprio no, a meno che non si voglia tirare in ballo l’onnipresente ed altrettanto famigerata attitudine; allora sì, perché quelli della SRB venivano tutti da lì, da quella scena che iniziò con i Sonics e finì con Iggy e gli Stooges.
Quello che mise in piedi la storia e nella banda ci si sbatté più di ogni altro fu Frederick Smith, e così il nome non dice molto; magari suona meglio Fred “Sonic” Smith, e sennò, se proprio sei un caso disperato, uno dei due chitarristi degli MC5. A proposito di casi disperati, tanto tempo fa mi annoveravo a pieno titolo tra di loro, ed ero solidamente convinto che quello figo da cui copiare ogni singola mossa fosse Wayne Kramer, l’altro chitarrista degli MC5. Ora, Wayne Kramer era un grandissimo animale da palcoscenico ed ancora oggi mi scopro incantato a guardare vecchi filmati di repertorio degli MC5 ed a come teneva la scena, le telecamere tutte per lui e Fred Smith sempre ai margini; e però Wayne Kramer un pezzo come «City Slang», nella sua dignitosissima carriera, lo ha soltanto sognato nei suoi sogni più sfrenati.
In ogni caso, Fred e Wayne furono gli ultimi ad abbandonare la barca che colava a picco e la barca cominciò a colare a picco ben presto, subito dopo il varo.
Per farla breve, successe che una catena di negozi di dischi di stanza a Detroit, la Hudson’s, rifiutò di distribuire «Kick Out The Jams», visto che il capoccia prima aveva dato una vista veloce alle brutte facce dei musicisti stampate in copertina e dopo un ascolto altrettanto rapido al contenuto, perché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio; però al capoccia almeno bisogna dargli atto che non c’era bisogno di ascoltarsi tutto il disco dalla prima all’ultima nota per fasi un’idea, dato che gli bastò meno di un minuto per intercettare qualcosa tipo “motherfucker” e decise che, no, simili oscenità nei suoi negozi non si diffondevano; chiunque altro avrebbe ribattuto «Ma chi se ne frega di quelle topaie dei tuoi negozi, caro signor Hudson, abbiamo l’Elektra che ci copre le spalle ed il disco riusciamo a venderlo pure alla Standa», il che dà l’idea; chiunque altro, ma non quei cinque manigoldi che, a loro spese, comprarono la pagina di una rivista locale solo per il gusto di mandare sonoramente affanculo la Hudson’s ed in quella pagina, di loro iniziativa, fecero stampare pure il logo della Elektra; che non la prese granché bene ed a sua volta fanculizzò gli MC5; che si accasarono alla Atlantic ed incisero due dischi, «Back In The U.S.A.» e «High Time», che in tanti schifano ma a me gustano, foss’altro per la presenza di «Looking At You»; ma né l’uno né l’altro vendettero bene, così anche l’Atlantic salutò quei tipastri senza troppi rimpianti. La barca cominciò ad affondare e perdere pezzi, nonostante Fred e Wayne continuassero a remare con sempre maggior vigore; imbarcarono pure dei rincalzi ma questi non si dimostrarono all’altezza ed alla fine della vicenda, Fred e Wayne furono stanchi e lasciarono che la barca affondasse una volta per tutte.
Fred se ne andò per una strada, Wayne per un’altra: qui, percorro la strada con Fred. Che a smettere di suonare non ci pensava lontanamente, per cui iniziò a battere locali uno dopo l’altro per continuare a suonare ma anche per capire che acque si muovevano a Detroit Rock City.
Una di quelle notti, finì in uno dei tanti bugigattoli di cui nessuna storia tramanda il nome, per imbattersi in una faccia che gli appariva familiare, anzichenò. «Cazzo, io questo lo conosco» si disse tra sé e sé Fred; «Ehi amico, chi è quello alla chitarra?» fece all’uomo dietro al bancone che gli servì una pessima birra fredda; «Chi? Morgan?». Si, che diamine, era Scott Morgan, quello che prima cantava e suonava la chitarra nei Rationals, che magari non raggiunsero la celebrità di MC5 e Stooges, ma comunque ne suonarono delle belle, ed anzi una volta gli MC5 addirittura aprirono un loro concerto. Sì, ne era certo, Fred, che quella faccia la conosceva già.
E dunque, finito il concerto, si avvicinò a Scott Morgan, che lo riconobbe immediatamente, e gli chiese se potesse entrare a far parte della banda. «Ehi fratello, questa è la Scott Morgan Band, è la mia banda e decido solo io chi può starci dentro oppure no», e figurati se rifiutò il posto a Fred, quando un tempo nemmeno troppo remoto, Scott avrebbe pagato lui di tasca sua per suonarci insieme, proprio con Fred.
La storia è a metà strada, a questo punto c’erano Fred e Scott che cominciarono a suonare insieme nella Scott Morgan Band, ma allo stesso tempo progettavano qualcosa di più; chi altro suonasse nella Scott Morgan Band non interessa.
Interessa molto di più che Scott, dopo la fine dei Rationals, divise spesso il palco con un altro Scott, che di cognome faceva Asheton, era il fratello di Ron e suonava la batteria negli Stooges, proprio quelli di «Search And Destroy», perché questa è una delle tante storie che fecero di Detroit la Rock City per antonomasia.
Fatto sta che gli Stooges erano finiti e Scott Asheton – forse per uscire dal cono d’ombra di Ron, proprio come Fred da quello di Wayne – prese la sua strada e, mentre Ron se ne andava a fare l’inferno nei Destroy All Monsters, lui se ne andò per altri lidi, suonando con gente come Sonny Vincent e Captain Sensible, qualche volta incrociò di nuovo pure le strade del fratello e di Iggy, ma soprattutto condivise prove, palchi e sogni di maggior gloria con Scott Morgan.
Volle il caso che quando Fred incontrò Scott Morgan, Scott Asheton bazzicasse lo stesso giro, e qui iniziava a profilarsi niente meno che un super gruppo, con dentro un reduce dagli MC5 ed uno dagli Stooges.
La storia è a tre quarti, c’erano due chitarristi ed un batterista.
Mancava il bassista e per trovarlo ai tre occorse sudare qualche camicia in più. Perché comunque si erano fissati che anche il bassista dovesse appartenere alla scena di Detroit Rock City, ma sulle prime proprio non riuscivano a tirar fuor un nome. Magari, perché ci pensavano troppo. E però, Fred era reduce dagli MC5 e Scott dagli Stooges.
Fu così che, una notte si trovarono solo loro due a tirare tardi nell’ennesimo bugigattolo di Detroit, a fare bisboccia e ricordare i vecchi tempi, quando MC5 e Stooges erano Detroit Rock City. Ad una certa, Fred fece «Ma ti ricordi, agli inizi, quando nessuno ci cagava, e ci presero a suonare in quel cazzo di buco, noi e voi?»; «Cazzo, il Grande Ballroom; lo abbiamo messo a ferro e fuoco, quel cazzo di buco»; «Come cazzo si chiamavano, quegli altri disperati che avevano assoldato? C’eravamo noi, voi gli Stooges, e quegli altri che chi si ricorda chi fossero»; «Che cazzo ti vuoi ricordare, sono ubriaco fradicio e sono passati dieci anni …»; e per il momento finì qua e fu tempo di ritornarsene a casa, perché il bugigattolo aveva da chiudere; Fred e Scott se ne uscirono con le buone, evitando di essere scaraventati per strada come ubriachi molesti.
Però appena spuntò l’alba Fred, smaltita la sbornia a furia di docce fredde e caffè bollente, quelle quattro parole scambiate poche ore prima con Scott se le ricordò e ci tornò su. Fece mente locale: «Massì, suonavano pure loro al Grande Ballroom con noi, erano pure coinvolti con il White Panther … Sì che diamine, gli Up … Rasmussen, Gary Rasmussen ci suonava il basso».
Si precipitò fuori a rotta di collo e raggiunse gli altri «Ce l’ho il bassista, Gary Rasmussen degli Up. Sarà ancora nel giro?»: lo avevano tutti perso di vista, il buon vecchio Gary, e se lo ricordavano a stento. «Provo a sentire John, magari lui ci sta ancora in contatto»; John era John Sinclair, fondatore ed animatore del White Panther; Fred gli telefona e, bingo, John con Gary è culo e camicia e li mette in contatto ed il contatto va a buon fine.
La storia finisce più o meno qua. Ci sono due chitarristi, il bassista ed il batterista.
Rimaneva da scegliere il nome … Sonic perché Sonic era il nomignolo di Fred negli MC5, Fred “Sonic” Smith; Rendezvous, incontro, alla francese; Band perché quello erano, una banda. La banda degli incontri del Sonico: in italiano è una schifezza, ma Sonic’s Rendezvous Band è dirompente.
Da quando Fred avvicinò Scott Morgan in quel buco di locale era passato poco meno di un anno e quell’embrione di SRB non era certo rimasta con le mani in mano. Avevano un bel po’ di pezzi già pronti, c’era solo da rodarli a dovere perché l’esordio facesse rumore e tornasse a rinverdire i fasti di Detroit Rock City.
Ecco, appunto, dov’era finita Detroit Rock City? Sulle macerie di MC5 e Stooges, non era stato costruito nulla di sensazionale. La Sonic’s Rendezvous Band doveva fare il botto.
Decisero di partire con un singolo perché si era in piena tempesta punk ed il singolo era il supporto principale per dare sostanza alla propria urgenza.
Due brani, la scelta cadde su «City Slang» ed «Electrophonic Tonic». Le registrazioni procedettero spedite ed a novembre 1977 tutto era pronto; e c’era pure qualcuno disposto a sobbarcarsi produzione e distribuzione, la Orchidè Records. Poi non si sa bene quel che successe, ma me lo immagino: finì la grana ed allora per avere in mano il vinile ci volle un anno; il vinile era prodotto da schifo e per risparmiare sul lato A e sul lato B era stato stampato lo stesso pezzo, «City Slang», in versione mono ed in versione stereo; «E la distribuzione, ragazzi, se volete, eccovi le copie e distribuitevele da soli».
C’erano tutti i presupposti perché finisse male, la storia.
È finita che «City Slang» è il rock’n’roll.
Carico i commenti... con calma