Nel ribollente calderone della musica cosiddetta indipendente, i Sons And Daughters sono stati una mia piccola e piacevole scoperta.
Chi non conoscesse la proposta musicale di questi quattro giovani scozzesi, sappia che la loro produzione è caratterizzata da ritmiche sostenute e folkeggianti, ma suonate con piglio tutto Punk. Chitarre ficcanti e basso sostenuto sono i marchi di fabbrica del sound del gruppo, assieme ad un intreccio di voce femminile (prevalente) e maschile che strizza tanto l'occhio allo Psychedelic pop dei Sixties (il nome della band dovrebbe essere magniloquente, in questo senso).
I Nostri avevano debuttato con un dischello brevissimo e divertente -Love the Cup- che riprendeva pesantemente le altre realtà Folk Punk, primi fra tutti i Violent Femmes. La seconda fatica, intitolata The Repulsion box, seppure nella sua brevità si era dimostrato un gran bel disco, orecchiabile e compatto, quasi rassicurante nel suo ricordare alla lontana le prime opere del Patti Smith Group.
Compatto già.
Forse troppo.
A voler muovere una critica a The Repulsion Box, essa non può che vertere attorno ad una certa monotonia nella struttura dei brani. Quel peperino di Adele Bethel inoltre non si sforzava troppo di variare la propria intonazione vocale, col risultato che tutti i pezzi finivano immancabilmente per assomigliarsi, affrontati com'erano con uniforme rabbia ed energia. Salvava baracca e burattini una splendida e morriconiana "Rama Lama" eseguita dalla voce maschia di Scott Paterson, che si discostava quasi completamente dalla proposta dell'album.
Questo This Gift cerca di colmare le lacune del suo predecessore: allontanato definitivamente (purtroppo?) lo spettro dei Femmes, i Sons and Daughters approdano ad un sound pieno e caratteristico, le canzoni sono più varie ed irresistibilmente catchy, le interpretazioni vocali cessano finalmente di essere monotone e si arricchiscono di sfumature e personalità, senza cedere un grammo della loro grinta.
Difficile trovare una traccia superiore alle altre: This Gift soffre di "sindrome di Paranoid", e somiglia non poco ad una efficace raccolta di singoli.
Album consigliato. Anche se il genere non rientra nei vostri abituali ascolti, dategli una chance: potrebbe sorprendervi.
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