Spesso le accuse che si possono fare ad un supergruppo sono quelle di "usare" a proprio vantaggio i rispettivi nomi e le rispettive carriere di ogni singolo membro, al fine di far discutere del suddetto gruppo ancora prima della pubblicazione dell'album di debutto, ed è inutile dire che tutto ciò si riflette sulla quantità di copie che il disco venderà e sull'affluenza ai concerti nel tour di supporto a quest'ultimo. E' anche vero però, che la presenza di nomi importanti tra le fila di una band fanno inevitabilmente alzare le aspettative dei fans paganti che in un modo o nell'altro sperano di trovarsi dinanzi ad un buon lavoro del proprio artista preferito. E in questa band i nomi importanti ci sono, cazzo se ce ne sono. Questo è l'ennesimo progetto che vede Mike Portnoy (Dream Theater, Transatlantic, Winery Dogs, ecc...) dietro le pelli, accompagnato dal virtuosissimo bassista Billy Sheehan (Mr. Big, Steve Vai, Winery Dogs, ecc...), Derek Sherinian alle tastiere (Anche lui ex Dream Theater, e numerosissime collaborazioni con gente quali Alice Cooper, Kiss, Billy Idol, ecc...), il chitarrista Bumblefoot (famoso per aver suonato nei Guns 'n' Roses) e infine Jeff Scott Soto (Talisman, Malmsteen), che è senza dubbio una delle voci più belle e versatili del panorama rock-metal moderno. Sotto il monicker di "Sons Of Apollo", questi cinque mostri di tecnica hanno dato vita al loro debut album, ovvero "Psychotic Symphony", un disco Prog Metal allo stato più puro. Come dicevo prima, una formazione così stellare alzerebbe le aspettative di qualsiasi fan della buona musica, e forse è proprio questo il problema di questo disco. Sia chiaro, l'album in questione non è brutto, anzi si lascia ascoltare molto volentieri e offre degli ottimi spunti...nonostante ciò questo disco tende a sparire se confrontato con altri dischi simili di altri artisti. E allora perchè? Cosa hanno da invidiare questi cinque musicisti stellari rispetto a band magari più giovani, o ai dischi di band storiche superiori a questo? Io penso che il problema principale di questo platter sia il "scimmiottare" altre band del genere Prog Metal. Con l'ascolto del disco è quasi impossibile non notare le similitudini (specialmente nel sound delle chitarre in fase ritmica e nella batteria) con i Dream Theater del periodo di Systematic Chaos, così come la struttura di alcune canzoni ricorda parecchio i Symphony X (specialmente quelli della svolta più Heavy che ha caratterizzato la band di Romeo da Paradise Lost in poi), il tutto condito da una perizia tecnica mostruosa e da un ottima produzione. Si ha la sensazione di che i Nostri abbiano preferito dare all'ascoltatore qualcosa di "già sentito", piuttosto di fare qualcosa di più azzardato (ricordiamo che la sperimentazione è alla base del Prog) e magari più ricercato, e la presenza di singoli di facile ascolto come "Alive" o "Coming Home" non aiuta di certo da questo punto di vista. Ribadisco che questo non è un album cattivo e si lascia ascoltare alla grande, anche solo per gustare la bravura tecnica di questi ragazzi, ma ci troviamo solamente dinanzi al solito disco Prog Metal che non aggiunge nulla di nuovo alla storia del suddetto genere. Se questo disco fosse uscito da un gruppo di ragazzi alle prime armi forse grideremmo (quasi) al miracolo, ma da musicisti del genere era logico aspettarsi di più. Non bocciati, ma "rimandati a pieni voti".
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