Ho cercato sul vocabolario il termine intimità e tra le pieghe dei suoi significati trovo la seguente definizione: “…Talora si riferisce piuttosto ad ambienti dove uno si trovi fra persone intime, tra familiari, o dove ci si senta perfettamente libero e a proprio agio, lontano da qualsiasi indiscrezione di estranei”.

Ecco, se dovessi racchiudere con un semplice vocabolo il prime live show on streaming di Robin Proper Sheppard, il più corretto che racchiude in sé tutti gli altri che seguiranno è intimo.

Un concerto per pochi, quasi sussurrato; ognuno a casa propria nella libertà di essere sé stessi, lontano dai rumori, lontano dai vicini, lontano dagli estranei.

Eravamo in cinquecento circa, connessi un po' da tutto il mondo è l’emozione è stata forte; semplice ma genuina, vera, senza artifici.

Alle sedici in punto di sabato pomeriggio, mentre casalingo errabondo vago al terminale per finire un lavoro, controllo la posta e trovo l’avviso di bandcamp, alla pagina dei Sophia, che mi ricorda che c’è tempo fino alle 17,00 per comprare il biglietto per il primo Living room live stream di Robin Proper Sheppard, alias Sophia che avrà inizio alle ore 20,00. Dieci euro per assistere al primo, di una serie di concerti acustici in streaming dell’ex God Machine, oggi in diretta da Berlino. Sì, avevo già letto giorni fa dell’iniziativa, ma la cosa era scivolata in fondo ad una miriade di altre da sbrigare in quella giornata ed era stata liquidata con un procrastinatorio “cipenserò” tutto attaccato così è più veloce e mi rimetto subito a fare quello che stavo facendo. Ed appunto, così facendo me l’ero totalmente dimenticato.

Ho un’ora per pensarci, ma poi mi dico: ma tu stasera alle 20,00 cosa pensi di fare? Credi di avere degli appuntamenti? Volevi uscire per caso a cena? Forse era la sera buona per un Monopoli in famiglia? Naah!! niente di tutto ciò, nessun impegno, solo la cena da preparare ma essendo io l’indiscusso regino dei fornelli non mi preoccupo, avevo già pianificato il menù serale: una bella pasta alla gricia farà da apripista alla serata. Detto fatto, mi procuro il biglietto ed il gioco è fatto.

Ricordate, il guanciale va soffritto nella padella antiaderente senza alcuna aggiunta di olio, cipolla o qualsivoglia altro ingrediente che sarebbe davvero di troppo. Una volta scioltosi il grasso e circa a fine cottura della pasta, va aggiunta alla padella dell’acqua della bollitura così da formare una deliziosa cremina nella quale buttare la pasta per il suo ultimo minuto di cottura con aggiunta di pepe ed abbondante pecorino romano. Si, qui ci vuole quello romano e quello sardo va nel pesto. Senza se e senza ma!

Alle 19,30 il televisore ( da poco diventato smart grazie ad una diabolica chiavetta posta nel suo deretano HDMI ) è sintonizzato sul canale e come tutti i concerti che si rispettino inizia ad aleggiare la musica pre-concerto..

L’inquadratura rivela un allestimento basic; un tendaggio nero ad onde fa da fondale ad una panca centrale in legno sulla quale sono fissate due lampade da scrivania, di quelle classiche con il morsetto, un tavolino sulla sinistra con appoggiata una grande boccia di vetro illuminata con dentro una imprecisata materia bianca e sulla destra in primo piano un microfono, di quelli vecchio stile anni Cinquanta.

A tavola la gricia è terminata, e nell’attesa si sorseggia un amabile Syrah rosso tarantino, forse solo un tantino fresco di temperatura, ma che si lascia bere con piacere.

Toh! non mi sarei mai aspettato che di sottofondo ci sarebbero stati gli Sleaford Mods con la loro ultima Mork n Mindy Ft. Billy Nomates, in verità l’unica canzone che conosco.. E non faccio in tempo a pensarlo che la musica di sottofondo finisce e dopo pochi attimi entra nell’inquadratura Robin, che appoggia una birra sulla panca, fa un rapido cenno alla telecamera, esce dall’inquadratura e rientra in scena con la sua fidata chitarra acustica ed inizia.

Inizia a parlare a cuore aperto, è emozionato e lo si percepisce. Ma anche stranito dalla situazione. E’ però sé stesso come sempre senza filtri, coerente fino all’ultimo pensiero ed onesto, forse all’inizio un po' impacciato ma vi assicuro che quando imbraccia la chitarra, dopo aver rotto il ghiaccio con una lunga intro verbale le note suonano bene e profonde. Si profonde è il termine adeguato perché qui si scava, si scava alla ricerca di emozioni perdute, di ricordi indelebili di vibrazioni positive.

Fa strano vederlo alla televisione. Se ci si astrae per un secondo e si pensa che su quello stesso schermo proprio ieri c’era lo sci ti verrebbe da chiederti: cazzo ci fa il cantante del gruppo del tuo cuore, colui che addirittura andasti a cercare per conoscerlo allora ventenne a Londra recuperando un fantomatico indirizzo di chissà quale sala registrazioni trovato su di un cd, trascinando controvoglia la fidanzata dell’epoca in una caccia al tesoro senza alcun esito ( se non quello di essere mollato al ritorno dall’interrail..). Ecco cosa ci fa lì dopo il Tg nello scatolone catodico Robin Proper Sheppard, come fosse un Giorgino qualunque?

Le domande astruse fuggono via dopo due note; il calore del suono avvolge il soggiorno e per un attimo ci siamo solo io e lui. Robin canta ad occhi chiusi ed io lo guardo seduto sul divano beandomi della situazione; strana ma idilliaca, nonostante questa situazione di merda generale che ha fatto sì che ciò che stavo gustandomi accadesse!

 

“Papà, ma sta cantando proprio adesso, intendo in questo momento?” mi chiedono i miei figli rapiti dal televisore e sono sicuro che gli piace l’idea del concerto a distanza nonostante in cuor loro avrebbero una gran voglia di vedersi l’ennesimo Geronimo Stilton..!

 

Il concerto prosegue per circa un’ora e mezza e Robin, sempre chino sulla sua chitarra e quasi costantemente ad occhi chiusi, come se stesse cercando concentrazione, infila uno dietro l’altro i suoi cavalli di battaglia, pescando anche dall’esordio Fixed Water come fosse una sorta di Best of della sua produzione da regalare ai suoi amici più intimi, qui suoi familiari davanti ad un falò in spiaggia.

E dopo ogni canzone scatta l’applauso in soggiorno; si fa un po' tristezza a dirlo, e più ancora a pensarlo, ma è l’unico modo tangibile che mi rimane per gratificare l’esecuzione di ogni pezzo cantato con il cuore ancora prima che con chitarra e voce. Gli sono grato e devo farglielo capire.

Robin si prende una pausa e la parte femminile della casa scalpita per il soggiorno.

Nema problema, detto fatto: io e mio figlio ci catapultiamo in camera al buio e con lui seduto sulle mie gambe ci godiamo la fine del concerto, con il volume della Bose portatile che vibra a dovere con la stupenda “The River” e con le ultime sei canzoni che chiudono questo anomalo concerto a cuore aperto, di grande intensità nonostante la non-presenza.

Del tutto superfluo ed inutile ricordarvi che la gricia era superlativa.

 

https://youtu.be/dDL3FWjc874

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