E' tornato.

Come sua consuetudine in punta di piedi, senza farsi notare...non ne ha bisogno l'amico in Musica Robin.

Una delle uscite più attese, se non la più attesa in assoluto per il sottoscritto, dell'anno.

Ci ho messo anche troppo tempo per "scendere in campo" e scrivere una nuova pagina dei Sophia; avrei potuto farlo già dopo il primo ascolto, apprezzando dalle prime note il nuovo disco dell'ex leader dei God Machine; ma non è un gran momento come ho già ricordato pochi giorni fa.

Una carriera molto diluita nel tempo la sua da solista; Holding On / Getting On è il settimo album in venticinque anni.

Non ha mai avuto fretta Robin di scrivere canzoni, di andare in tour, di incidere e pubblicare.

Si prende tutto il lungo tempo a lui necessario; non ha pressioni da dover gestire. Si autoproduce, registrando di conseguenza ogni nota senza dover rendere conto a nessun...se non a se stesso.

Un fidatissimo corollario di musicisti lo accompagnano, ed ancora una volta ne esce vincitore.

Un disco, lo scrivo subito, da massimo dei voti, da brividi assoluti; emozionante. E quanto ho bisogno di emozioni in questo momento!!

Dieci brani per una quarantina di minuti che volano, che conquistano, che ho già inciso nell'animo.

Un inizio spiazzante: tastiere che profumano di anni ottanta, di elettronica. Così si irradiano le prime note dell'opener Strange Attractor. Ma in breve tutto ritorna nella normalità; il suono diventa riconoscibile quando entra la chitarra di Robin che per una volta vuole ancora graffiare come ai tempi del primo indimenticabile lavoro dei God Machine. Il ritmo sale con l'ingresso di una batteria piena e dinamica; ed arriva finalmente la voce...quanto la amo..quanto mi riscalda. Tenue ma chiara; spazi immensi davanti a me. I minuti volano, l'ascolto si eleva, misticamente.

Si prosegue con l'altrettanto trascinante, e tracimante di rara bellezza, Undone Again dove le chitarre acustiche diventano sicure protagoniste, con lontani echi elettrici che fanno da contorno. La notturna e a tratti spettrale Alive risulta essere il vero, nuovo capolavoro dei Sophia; lunghe note di sax rivaleggiano con il cantato sofferto di Robin. Sensazione di malinconia, di soffusa tristezza; ed è sempre il suono del sax a regalare un finale che mi ha ricordato addirittura i R.E.M. di Document, lato B per chi come me possiede il vinile.

La ridente, bucolica, melliflua Avalon; lo scatto nervoso della breve We See You (Taking Aim) dove le note diventano furiose, crude, rumorose, distorte. Un riuscito e doveroso omaggio alla Macchina di Dio e all'epocale Scenes From The Second Storey.

Il sipario cala con la strumentale Prog Rock Arop (I Know); un saliscendi emotivo, pieni e vuoti che si alternano. L'intensità degli strumenti aumenta. Luce ed oscurità, giorno e notte, bianco e nero...Ma scelgo ancora una volta il bianco, la purezza...PURITY...

Ad Maiora.

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