Siamo lontani dalle durezze di casa God Machine, e Robin Proper-Shepard si tuffa in una nuova "malinconica" missione (la terza ufficiale) targata Sophia. Un percorso oscuro, profondo, dolce-amaro che costituisce la giusta miscela per ogni song-writer decadente americano che si rispetti.
Basta guardare il suo sguardo intenso e pieno di cose tristi da raccontare che subito si ha un idea di cosa possa racchiudere ogni sua opera musicale.

Questo ultimo lavoro è sicuramente più lineare e ben strutturato rispetto ai precedenti, fa assaporare brani più orecchaibili e rockeggianti, pur non rinunciando a rimanere nella penombra più nebbiosa.
In effetti basta ascoltare la traccia di apertura di "People Are Like Seasons" "Oh My Love", che subito abbiamo la percezione che qualcosa sia cambiato nell'universo Sophia; "Swept Back" segue a ruota e suscita profonde emozioni a cominciare dalla voce di Shepard capace di far venire la pelle d'oca.
Lentamente si arriva a "Desert Song N.2" uno dei migliori momenti, che inizia con tono dimesso sino ad esplodere negli ultimi 60 sec. con un suono "acido e distorto" degno dei primi Mogwai.
I momenti più "rock" del disco sono "Darkness (Another Shade In Your Back) e "If A Change Is Gonna Come", dotati di un suono elettrico e corposo che riuscirà a convincere anche chi ha dei Sophia l'idea del gruppo solo "ballate malinconiche strappa lacrime".

Per chi ama questa band, quest'ultima prova non sarà sicuramente il disco più bello, lontano dai capolavori precedenti, ma personalmente ritengo "People Are Like Seasons" una delle più belle sorprese di questo inizio 2004, e per chi ancora non li conoscesse questo è un buon biglietto da visita per iniziare, magari dopo, un percorso a ritroso sempre e comunque all'interno di un tunnel molto scuro. Piacevoli.

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