C'erano una volta i God Machine. Gruppo che del rumore e dell'epicità fecero la propria filosofia. Incisero due album importanti per il crossover anni 90 ("Scenes From The Second Storey" e "One Last Laugh In A Place Of Dying") e quando tutto sembrava andare per il verso giusto, un tumore al cervello si portò via Jimmy Fernandez, che dei God Machine era il bassista. Robin Proper-Shepard, fondatore del gruppo, decise di ricominciare con i Sophia. Tagliando bruscamente i ponti col passato. Tanto erano furiosi i God Machine, quanto tristemente acustici ed imbevuti di una sottile e sommessa disperazione i Sophia. Non ascoltate "Fixed Water" e "The Infinite Circle" se qualcuno vi ha piantato. Non ascoltateli se state attraversando un periodo difficile. Potrebbero darvi il colpo di grazia.
Ad un certo punto però Robin decide che basta così. Il dolore per la scomparsa dell'amico si è attenuato, e si sa, le donne sono da sempre causa di gioia e dolore. C'è la svolta pop. "People Are Like Seasons" (appunto) e "Technology Won't Save Us" aprono un nuovo capitolo nella storia dei Sophia. Entrano gli archi, gli arrangiamenti si fanno più ariosi, i ganci melodici più riconoscibili e facilmente assimilabili. La disperazione viene chiusa in un cassetto. Ma non a chiave. Con la libertà di fare ogni tanto capolino e dire: "Hey Robin, io sono sempre qui, non dimenticarlo".
Arriviamo dunque a "There Are No Goodbyes". Sgombriamo il campo dagli equivoci, dichiarando che questo è il capolavoro di Robin, dove la "Sadness" acustica e gli squarci pop trovano la loro unione perfetta. La doppietta iniziale serve a dimostrarlo."There Are No Goodbyes" e "A Last Dance", nella loro semplicità, sono una dichiarazione d'intenti. Batteria dritta, melodie che salgono e si caricano fino ad esploderti in faccia. Con "Something", grazie ad una dolce voce femminile che duetta con Robin, si raggiunge già l'apice della dolcezza. E siamo solo a metà lavoro.
"Obvious" e "Signs" possiedono una malinconia strisciante che ti prende la gola senza che tu te ne accorga. Sono sicuro che i Coldplay pagherebbero oro per scrivere dei brani così. "Portugal" è l'arrivederci di Robin, canzone dai toni sommessi dopo tutta l'emotività scaricata sino a qui. In tutto l'album si respira aria di abbandono, di case lasciate a marcire (emblematica la cover), ma con una consapevolezza che, forse, tutto potrebbe tornare come prima. O forse no. La differenza sta nel fatto che ora i Sophia li potete ascoltare, se qualcuno vi ha piantato. Soffrirete, piangerete, ma uno squarcio di speranza c'è. Questo è ciò che rende "There Are No Goodbyes" un disco necessario.
Fatelo vostro.
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