Esaurita la voglia di eclettismo e riposto il "fritto misto" sonoro sciorinato con il buon "Trip The Light Fantastic", Sophie Ellis-Bextor, definitivamente relegata in un incerto futuro indie, allontanata(si) dallo strapotere delle major arruffacapitali, decide di fare un notevole balzo indietro, tornando al suo primo e grande amore, ovvero la dance anni '80.

"Make A Scene", uscito lo scorso anno, riunisce in sé gli archetipi più compositi e variegati della migliore tradizione electropop eighties, autentico tributo post-litteram ai lustrini evergreen e a quell'atmosfera di gioviale allegria spensierata tipicissima di un decennio dalle infinite tinte. Sebbene inferiore come sperimentazione, ricchezza ed eterogeneità alla maturità di "Trip The Light Fantastic", il quarto (ed attualmente ultimo) album in studio della Bextor mantiene la schietta semplicità dei suoi precedenti, senza dispendersi nel caos e nelle stravaganze dell'odierna (e fortemente inflazionata) tendenza dance.

Il brano di apertura, Revolution, è senza dubbio una sorta di "riassunto delle puntate precedenti", una chiara risonanza alla disco-dance sexy e kitsch degli ancestrali Murder On The Dancefloor e Get Over You attentamente rivisti e corretti per l'occasione; segue il primo estratto Bittersweet, nostalgica ballata che è impossibile non ricondurre alla più genuina tradizione elettropop danzereccia '80 di artisti e/o band come i Frankie Goes To Hollywood, l'australiana Queen of Disco Kylie Minogue o le vezzosissime Bananarama. Gradevoli sono anche la giocosa giostra funky di synth in Off And On e la pura espressione dance-romantica retrò di Starlight e di Synchronised.

Con Heartbreak (Make Me A Dancer) riesplode dinamitarda la voglia di paillettes luccicanti e tutine multicolorate, lanciate sopra una pista da ballo più evergreen che c'è, quelle che Sophie aveva già fatto tirare fuori dalla naftalina con la tripletta di hits tratte dal primissimo Read My Lips. E la voglia di sculettare senza rimorsi continua indisturbata nel connubio di auto-tune ed elettronica della maliziosa e leggermente dark Under Your Touch, nelle "stonate" bizzarrie dibattenti fra trombette e bassi disco della title track Make A Scene, come pure nel tripudio dance revival proposto da Dial My Number.

Incluse nell'album si trovano inoltre le più "contemporary-inspired" Not Giving Up On Love e Can't Fight This Feeling, opere rispettivamente del celebre dj olandese Armin Van Buuren (altresì proposta nell'album di quest'ultimo, Mirage) e del parigino Junior Caldera. Entrambi i brani, sebbene edulcolorino di "truzzaggine" odierna tutto 'sto popò di tributo agli Ottanta, si adattano perfettamente all'atmosfera discotecara del disco.

Oggigiorno disc-jockey e compagnia bella hanno pesantemente inflazionato generi musicali da sempre apprezzati e sperimentati (in giusta misura) come l'elettropop e la dance, e pare non cessare la tendenza nei club a beats extra pompati e minestroni sintetici. Eccovi dunque un album intriso di semplicità e sobrietà tipico della Sophie Ellis-Bextor più traditional che c'è, danzereccio quanto basta per trasportarvi nel frizzante mondo dei sabati sera più 80s che vi siano sulla faccia della Terra.

Sophie Ellis-Bextor, Make A Scene.

Revolution - Bittersweet - Off And On - Heartbreak (Make Me A Dancer) - Not Giving Up On Love - Can't Fight This Feeling - Starlight - Under Your Touch - Make A Scene - Magic - Dial My Number - Homewrecker - Synchronised - Cut Straight To The Heart.

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