A distanza di tre anni dal tamarrissimo "Make a Scene", che di bello aveva solo la copertina, la cantante britannica Sophie Ellis-Bextor torna a calcare le scene musicali inaugurando questo 2014 con un progetto discografico, "Wanderlust", che segna una decisiva svolta per la sua carriera artistica: messi da parte i sintetizzatori e i singoli dance scala-classifiche (puntualmente e ingiustamente snobbati a favore di colleghe dal talento quanto mai dubbio), la bellissima vocalist si mette alla prova con un album indie-pop dalle sonorità nordiche e raffinate, nonché registrato esclusivamente con strumenti "reali".
Intendiamoci, non si tratta di un lavoro innovativo o che verrà ricordato negli annali di storia della musica, ma fa sicuramente piacere vedere una pop-star, fino ad ora notata più per la sua bellezza che per le sue reali capacità artistico-musicali (che comunque ci sono sempre state), dimostrare di avere un bel po' di neuroni in testa a differenza di altre cantantucole immeritatamente più famose. Scaricata(si) dalla Universal Music e passata definitivamente alla EBGB's, la nostra, aiutata dal compositore Ed Harcourt, abbraccia, in un tripudio di archi, chitarre e batteria, sonorità nordiche e folkloristiche che, unite alla vellutata e imperiosa voce di Sophie, creano delle atmosfere oniriche e dalle sfumature retro molto suggestive, introdotte in pompa magna dal maestoso pop-rock orchestrale di "Birth of An Empire". Quel che segue è un piacevole alternarsi di dolci ballate ("Runaway Daydreamer", "Young Blood" e l'acustica "When the Storm Has Blown Over") e momenti dal delicato retrogusto dark ("Wrong Side of The Sun", "Until the Stars Collide"), con l'aggiunta di qualche piacevole e corposa incursione nel folk dell'Europa orientale ("Love is A Camera", "The Deer & The Wolf"), nonché una sorprendente quanto riuscita sperimentazione rock (la grintosa e graziosissima "13 Little Dolls"). Il tutto è poi coronato da testi ben scritti e da arrangiamenti sempre curati e mai banali, né invasivi e a volte quasi minimalisti (soprattutto in "Cry to the Beat of The Band", traccia più sperimentale del lotto, nonché unica in cui sono presenti suoni elettronici).
Certo, come ho già detto non ci troviamo di fronte a niente di innovativo o particolarmente originale e forse osare un po' di più avrebbe potuto conferire a "Wanderlust" quel qualcosa in più che fa la differenza tra un album piacevole e uno di ottima qualità, ma il disco è nel complesso un più che gradevole ascolto e la strada intrapresa da Sophie sembra esser quella giusta per lei, che se saprà evolversi bene nella scrittura e nella composizione dei pezzi potrebbe anche riservarci qualche piacevole sorpresa in futuro.
Voto: 3,5
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