Altra generazione hardcore, stessa idea innovativa, stesso destino. Le nuove generazioni si dimenticano. Dimenticare è facilissimo, è più comodo. E tutto si fa "Così distante". Questo è il titolo di questo masterpiece dell'hardcore punk italiano. Il millennio volgeva al termine e i Sottopressione davano ad esso degna sepoltura, e sembrava quasi che sapessero il destino di questo loro essere innovativi, del destino ingrato dell'intera corrente in questo Paese inutile.

L'odio e la solitudine ci accompagnano in questi poco più di 20 minuti di ascolto. Chitarre come pugni sulla faccia, svisate metalliche, riff muscolari, e suono di piombo fuso, la batteria è un orologio atomico (mi scuserà Gene Hoglan) e il basso pulsa di vita propria e sono schiaffi. Momenti di vero hardcore che subiscono accellerazioni folli come in "Essere isolato" ci dicono subito a cosa ci troviamo davanti, al limite del grindcore, e la voce si inasprisce, diventa rabbia, le poesie si alzano di volume, perchè questo sono le liriche di questa band. Poesie. Ogni volta che li ascolto è come sentire i Massimo Volume incazzati neri dopo una giornataccia. "Ruggine" è liricamente uno dei momenti più alti dell'album, ti porta dove il sole fonde le cose, dove ci troviamo soli a morire, fino ad arrivare ai momenti più "metal", dove l'odio diventa un'istituzione, il "disgusto per gli altri dall'odio di sè" di "Dinamiche di cancellamento(nevrosi II)" fa da padrone, ci troviamo davanti ad un mid-tempo che ti sbatte sul pavimento, le chitarre diventano macigni di ghisa, la voce è pura indecifrabile disperazione dell'esistenza, e siamo pronti a dire addio a questo piano di esistenza.

Il funerale dell'HC si conclude qui.

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