Area Cronica. Due parole che hanno saputo rappresentare una realtà concreta e unica per quanto riguarda l'hip hop in Italia negli anni Novanta, il momento di massima esplosione negli USA, con i vari Tupac Shakur, Notorious B.I.G, Jay-Z, Nas, Prodigy, DMX e via dicendo. L'hip hop in Italia non è mai realmente esistito. Sono esistite però delle realtà, seppur minori rispetto alle marchette da concept Sanremese, che hanno saputo farsi largo a gomitate e, perché no, soprattutto grazie al talento. E tra questi spiccano di certo i Sottotono, i massimi rappresentanti della Area Cronica, composti dopo la formazione originale del primo disco dal producer Big Fish e l'emcee Tormento.

"Sotto Effetto Stono" non è solo il capolavoro del duo di Varese, ma è probabilmente il più bel disco rap che l'Italia abbia mai sfornato in quegli anni. Non è soltanto un esercizio di stile sia nel rapping che nell'abbigliamento, non è solo la qualità raffinata delle produzioni, ma è il suo status di instant classic che lo ha reso immortale nel largo di più di 20 anni. Ogni rapper e produttore rap in Italia, dopo l'uscita di questo album, dovrà farci i conti. Non a caso, se stiamo a sentire artisti del calibro di Club Dogo, Fabri Fibra, Mondo Marcio e Cor Veleno, tra i massimi nomi che sarebbero esplosi a distanza di 10 anni (nel mercato ufficiale intendo) si capisce dove i nostri abbiano fatto la spesa, sia per il bagaglio lirico che nella ricerca dello stile più egocentrico. Sì, perché Tormento ai tempi è stato il rapper perfetto, di una spanna sopra tutti: un flow capace di diventare crudo e tecnico, e allo stesso tempo passare con disinvoltura al canto e nell'allungamento delle vocali, donando così un anima decisamente più soul e incredibilmente moderno per i tempi, ispirato in primis a due dei suoi mentori, ovvero Tupac e Snoop Dogg. Fish invece riesce a dare il giusto colore alle produzioni: scure, tamarre, graffianti, potenti da pomparsi in auto, ma occasionalmente anche morbide e melodiche, in buon nome del sound West Coast.

Il disco si apre con la titletrack, in cui la voce inquietante di Fish introduce le danze, dopo un minuto entra Tormento sopra la batteria ed è subito magia. I nostri dimostrano che ci sanno fare alla grande, non a caso il pezzo è una bomba, impreziosito dal coro femminile nel ritornello che ne fanno un vero e proprio anthem. Seguono poi una manciata di brani in cui troviamo dentro esercizi di punchlines, hit radiofoniche e tante altre ricche sorprese. I singoli sono sicuramente la parte che più ha catturato soprattutto chi non ha mai masticato con molto gusto il genere: la seconda traccia "Non c'è amore", una ballad lenta e sofferente sulla fine di un amore, con la partecipazione di Graziano Romani (una delle voci rock italiane più sottovalutate) nel ritornello, passando per "Solo lei ha quel che voglio" con Danny Losito, in bilico tra il rap, soul e pop in un cocktail gustoso e orecchiabile. Seguono poi "Tranquillo", l'episodio più dolce e romantico del lavoro e tra i brani più apprezzati del repertorio del duo, la famosa e sensuale "Dimmi di sbagliato che c'è", in cui Tormento narra di "fragole e champagne" e una notte di sesso caldo con la sua "puta" fino a "Non c'è storia", sulla linea di "Non c'è amore" ma più movimentata, sebbene sia la minore tra quelle elencate su.

Ma se si parla di album hip hop sicuramente non potrà mancare il lato più tecnico e autocelebrativo. Infatti "Eh beh" entra puntuale con tono prepotente, in cui Tormento si mette in mostra come il gigolò che tutte le tipe vorrebbero avere, con interesse per le donne, soldi e successo (qualcuno ha detto Sfera Ebbasta?). Partecipano alla parata la sorella Marya, il socio Maku Go e lo stesso Fish in due strofe inascoltabili a parer mio. Ritornello divertente e ignorante al punto giusto. "Di Tormento ce n'è uno" è la risposta di Tormento agli hater che gli hanno gettato merda fino ad allora, in primis a Neffa: "e devi solo stare muto, alza i tacchi e torna un po' da dove sei venuto" e ancora "sei solo un discepolo, io sono un Dio. Tu fai il guaglione che a fare il chico ci penso io". Il risultato è a dir poco impeccabile nel complesso, in cui Tormento se ne esce a testa alta. Ma il punto forte è "Quei bravi ragazzi", in cui a dividere il mic con Torme ci sono i Lyricalz (altri rappresentanti dell'Area Cronica) e il talentuoso Left Side, oltre a Dj Double S agli scratch. Una posse track massiccia e dark, che ancora oggi non sfigura davanti ai brani autocelebrativi dei rapper della fase trap, insieme alla seconda e ultima posse: "Ianglediz", la ballata dedicata a...potete immaginare. Partecipano il fratello Esa, ai tempi uno dei maestri degli emcees italiani, il rapper Polare e persino un giovane Bassi Maestro, per certi versi ancora in fase di crescita prima di diventare il pezzo grosso di leggenda che è oggi. Un plauso sopratutto alla produzione gigante di Fish, tra le più ispirate del lavoro. A dare un po' di respiro all'album ci pensa "Succo alla pera col gin", l'episodio festaiolo del disco, un party time divertissement di 4 minuti tra cori funky nel ritornello e una voce in vocoder a dare una spinta di american style in più, in cui non mancano di certo le rime e la coerenza qualitativa.

Ma i Sottotono non sono solo rime, party, soldi e love story, infatti quando viene fuori il loro lato oscuro ecco che saltano fuori brani come "Cronico" con Maku Go, l'episodio più "pesante" e controverso del lavoro, fino ad una "trilogia" (per così dire) interna partendo dall'intro sussurrata di "Ho il controllo", in cui questa voce tormentata nascosta nel buio inizia a nascere piano piano, dopodiché a strisciare dinanzi all'ascoltatore in "Dimmi che farai" (inquietante la voce nel ritornello), fino al controllo totale nella traccia finale del disco: "L'inscoscio", il brano in assoluto più cupo dell'intera produzione Sottotono.

"Sotto effetto stono" è questo: un grande album fatto di passione, divertimento, amore, odio, tecnica, ma soprattutto tanto tanto rap. Respirerete aria di hip hop americano come poche volte vi capiterà nella vostra vita, tra citazioni gustose continue a Tupac, Mobb Deep e un assortimento di sample che vestono l'album fino a farlo luccicare ancora oggi nel 2020, risultando un lavoro maturo e fuori dal tempo. Peccato per la fine che hanno fatto...un vero peccato.

Carico i commenti...  con calma