I Soul Asylum sono il tipico esempio di band underground che raggiunge il successo grazie ad un singolo ("Runaway Train") arrivato nel momento giusto (il 1992, a cavallo degli anni d'oro dell'alternative rock) e che poi scompare agli occhi del grande pubblico. Chiaramente come spesso la storia ci insegna dietro a tutto questo c'è molto, molto di più. La band infatti veniva prima di questo "Grave Dancers Union" da ben cinque lavori in studio e si era creata una solida reputazione tra i fans grazie anche ad una serie di performance dal vivo dove la forza delle radici punk si fondeva con un sempre più evidente retaggio country. In effetti questo album segna la svolta stilistica più netta nella loro storia. Oltre che esserci sempre più dollari intorno al loro nome iniziano a esserci sempre più brani morbidi e dalle forti connotazioni "roots" (cosa che non piacerà a molti fans della prima ora) come "The Sun Maid", "Homesick" e "New World", il tutto accompagnato da una produzione da major e a volte da sezioni di archi e di orchestra munita di relativo direttore. Nonostante anche questo lato morbido del disco sia comunque sempre al di sopra della sufficienza, con l'apice compositivo di un eterna "Runaway Train", è con il resto più hard del lotto che Dave Pirner e soci si guadagnano la stima di molti rocker, grazie alla spavalda carica contagiosa di "Somebody To Shove", "Black Gold" e soprattutto "Without A Trace", che, una volta ascoltata e fatta tua, ti convince a sognare di partire per le strade dell'America rurale e non tornare più...

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