"Stiamo pensando di scrivere canzoni più corte, immaginate un mix tra MINOR THREAT, 'Reign In Blood' degli SLAYER, lo stile dei SOULFLY e altre influenze ancora. Sarà un disco più aggressivo di 'Conquer'." Max Cavalera, novembre 2009.
Ancora una volta la Profezia si è avverata, le promesse sono state mantenute, il nuovo capolavoro è stato abilmente sfornato, perchè Max è fatto cosi, una volta che dice una cosa, che intraprende un discorso musicale, lo porta fino in fondo e come sempre soprende e stravince, aveva detto che "Conquer" sarebbe stato un prodotto che avrebbe reso "pop" l'album precedente, il devastante "Dark Ages" ? E lo ha fatto. Aveva detto che per questo nuovo disco avrebbe avuto sonorità più veloci, più incazzate, più hardcore? Lo ha fatto.
E' l'hardcore infatti la maggiore influenza che marchia a fuoco "Omen", tant'è che se avessimo letto sulla copertina il nome dei Cavalera Conspiracy non si sarebbe scandalizzato nessuno perchè il settimo album di inediti dei Soulfly è suonato alla maniera dei Cavalera Conspiracy ovvero tanto tanto hardcore, influenze death e groove in ogni angolo ma soprattutto poche, pochissime parti tribali, ambient o dub che erano elemento caratterizzante del sound dei Soulfly, ma non dobbiamo meravigliarci che siano cambiate ancora una volta le carte in tavola, lo stesso Cavalera lo aveva detto in una intervista di non riconoscere, a volte durante la stesura dei pezzi quale fosse un riff più adatto ai Soulfly o ai Conspiracy, questo perchè nonostante le influenze etniche siano pressochè scomparse il senso di Tribù nel Cavalera World è sempre più accentuato, di fatto Soulfly e Cavalera Conspiracy sono semplicemente una grande famiglia, con gli stessi obiettivi, gli stessi indirizzi e oggi con gli stessi orizzonti musicali.
Appena parte "Bloodbath and Beyond" ti accorgi subito di quanto sia fondamentale per Max il suo background hardcore e punk, una canzone diretta, un pugno allo stomaco, un giro hardcore semplice ma immediato, poco più di due minuti per dare il via ad "Omen", dal vivo ci scapperanno i morti questo è poco ma sicuro, come ho già detto è proprio l'hardcore a farla da padrone, è li a dimostrarlo soprattutto la parte finale, tracce come la cattivissima "Vulture Culture" (con un finale acustico molto simile alla conclusione di "Frontlines" dal precednete "Dark Ages", uno dei rari momenti di riflessione spirituale), lo schizzato e malato thrashcore di "Mega-Doom" ("Welcome to Mega Doom, Enter To Mega Doom, Follow the Mega Doom" ringhia il buon Max da dietro il suo microfono), la violenza e le urla belluine di "Counter Sabotage" che risente assieme a "Great Depression" di una marcata influenza Slayer, altra ispirazione ospite importantissima al macabro banchetto e al rito di sangue dei Soulfly.
L'altra tripletta caratteristica è quella centrale, quella formata da brani più quadrati come il cupissimo groove di "Kingdom", l'aggressività di "Jeffrey Dahmer" (un titolo che è tutto un programma, per chi non lo sapesse Jeffrey Dahmer è uno dei più spietati e famosi serial killer, pervertito, malato e cannibale, proprio come questa macchina della violenza che sono i Soulfly), il riffing serrato dell'incalzante "Off With Their Hands" (dai due minuti in poi si trasforma in una canzone tipicamente dei Conspiracy e ci sono parti che ricordano la conclusione di "Inflikted") che ha un finale epico e d'atmosfera.
Come da tradizione Soulfly sono presenti ospiti di Razza, se nella scorsa Apocalisse infuriavano David Vincent (Morbid Angel) e Dave Peters (Throwdown) adesso danno il loro contributo ancora una volta, un veterano, Tommy Victor dei Prong e un protagonista delle nuove leve, Greg Puciato, singer dei Dillinger Escape Plan, il primo presta servizio nella compattissima "Lethal Injection", una sorta di marcia all'insegna del groove più compresso e sfiancante dai riffs secchi e stoppati (spettacolare il finale all'insegna del thrashcore), il secondo urla nel mid-tempo di "Rise of the Fallen" un brano piuttosto insolito per il modus operandi di "Omen" poichè riprende, e non poco, lo stile dell'ormai lontano anni luce "Primitive", una traccia che seppur fuori contesto è perfettamente riuscita.
Cos'è rimasto intatto del marchio di fabbrica dei Soulfly? La traccia omonima, "Soulfly VII" come le sue precedenti versioni è un brano che sfiora il magnetismo musicale, oltre quattro sulfurei minuti per rilassare le orecchie dopo il massacro e il muro di suono imbastito dalle truppe del Subcomandante Max nei dieci pezzi addietro.
Ovviamente un paio di righe sull'esecuzione e sulla performance dei Nostri sono d'obbligo, la sezione ritmica è sempre più affiatata, Bobby Burns e Joe Nunez riescono ad addentrarsi facilmente in parti groove e devastanti e poi riuscirne indenni con accellerate alla Slayer nel migliore dei modi, Marc Rizzo risulta sempre più ispirato e portatore dello spirito "tecnico" del sound Soulfly (bellissimi, come al solito, i soli), un tecnicismo quasi virtuoso che si sposa e contemporaneamente cozza con lo spirito selvaggio e l'attitudine da strada di quell'animale di Massimiliano sempre li con la sua 4 corde a sputare riffs su riffs e a ruggire come una bestia all'insegna degli istinti primordiali e più puri dell'animo umano contrapposti allla rassegnazione, l'indifferenza, l'ignoranza della Società.
"Omen" è l'ennesimo capitolo di una lunga storia, che ha alle spalle un glorioso passato, un ben radicato presente e un roseo futuro dinanzi; e adesso un pò di blasfemia: ma con dischi come questo abbiamo DAVVERO bisogno della reunion dei Sepultura? Io, che ci spero quanto gli Ebrei nei confronti dell'arrivo del Messia, comincio a dubitare.
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