Back To The Primitive: Classica canzone “made in Soulfly”, inizio in stile tribale e verso la fine a suon di chitarra, basso, batteria e voce. Inoltre live è uno spettacolo.
Pain: Canzone interessante, ma forse un po' troppo ripetitiva. Da notare la presenza di due ospiti, Grady Avenell (ma chi è???) e Chino Moreno (Deftones), i quali rendono, forse, migliore la traccia. Straordinario il ritornello, dove tutti e tre alternano le voci in modo divino.
Bring It: Bel brano, con un ottimo ritornello. Straordinaria, qui la voce (come sempre, del resto...) di Max Cavalera.
Jumpdafuckup: Cantata insieme al leader degli Slipknot (Corey Taylor), è la mia preferita del disco. Il testo è a dir poco meraviglioso ed i riff sono dannatamente spettacolari. Jumpdafuckup!
Mulambo: Le strofe cantate semi-rap rovinano la maestosità della canzone, ma risulta abbastanza godibile. L’inizio è strepitoso, con un bambino che imita il verso del treno (ciuf ciuf, per intenderci...) e poi le chitarre vanno dove devono andare...
Son Song: Anche qua c’è un ospite. E chi è, vi chiederete voi? SEAN LENNON!!! Esatto, il figlio del famoso leader dei Beatles John Lennon!!! Nonostante la sua ingombrante presenza (che rovina tutta la canzone, secondo me), il brano risulta godibile, ma solo per merito di Cavalera e del resto dei Soulfly... il testo è commovente, infatti Cavalera “parla” con il figlio morto, Graziano. Nell’album c’è scritto che la canzone è dedicata anche a John Lennon... vabbè, andiamo avanti (e poi perché fare l’inizio di Back To The Primitive alla fine della canzone?)...
Boom: Bella canzone, ma forse non “spaccaritmo” come Back To The Primitive o Jumpdafuckup.
Terrorist: E qui sì che abbiamo un signor ospite, miseria nera: Tom Araya, celebre voce degli Slayer!!! Il brano è favoloso, con lievi influenze trash. Ottime le parti con le percussioni, bella traccia.
The Prophet: Il riff iniziale è bellissimo, il sound della batteria qui raggiunge l’apice. La mia seconda canzone preferita.
Soulfly II: Classica canzone dei Soulfly che mette in risalto la musica tribale del Brasile, terra di origine di Max Cavalera.
In Memory Of...: L’unico brano che stona veramente. I rapper presenti qui (che, tra l’altro, hanno dei nomi lunghissimi) rendono brutta la canzone, di chitarre e batterie qui si sente veramente poco.
Flyhigh: Canzone che riscatta lo mezzo schifo di prima e che conclude degnamente l’album.
Primitive:
Molti si chiedevano se i Soulfly, con “Primitive” (uscito nel 2000), avrebbero ottenuto lo stesso successo del precedente lavoro, “Soulfly” (1998). Forse no, ma è indubbio che “Primitive” sia un album che ogni vero fan del metal dovrebbe avere. Fantastico, come al solito, Max Cavalera, con la sua voce potente e più arrabbiata che mai, ma onore anche agli altri membri del gruppo (anche se poi cambiano continuamente...). Ottima la produzione di Toby Wright (già produttore del pessimo “Follow the leader” dei Korn).
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