Abbandonati i Sepultura dopo mesi di dissapori e contrasti, Max Cavalera decide di proseguire la sua carriera con i Soulfly, un nome evocativo, quasi una sorta di liberazione dopo il periodo di sofferenze patite con gli ex compagni di “tribù”. Max ha le idee chiare su quale sia la strada da seguire e lo dimostra subito: affascinato dal sound plasmato dai Korn e dalle nuove leve americane (Deftones, System Of A Down, Limp Bizkit), produce il disco omonimo, uscito nel 1998.
Il cd è di ottima fattura, racchiudendo tutte le influenze del suo passato musicale ed allo stesso tempo si apre alle nuove sonorità in voga negli U.S.A. in quegli anni.
Intendiamoci, non è un disco epocale, ma è quantomeno onesto. In questo disco c’è tutta la rabbia di Max Cavalera; suoni grezzi, diretti e scarni, brani violenti e potentissimi, inserimenti percussivi e tribali, ormai divenuti marchio di fabbrica della musica del brasiliano. Il fascino per i Korn ed il nascente suono nu-metal è evidente, ma questo è un disco che brilla di luce propria grazie allo spirito da cui è animato. Peccato che non si possa dire anche questo del successivo “Primitive”.
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