"Badmotorfinger", terzo album ufficiale dei Soundgarden, nasce nell'ombra dei quattro accordi più celebrati degli anni '90, quelli di "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana, nonchè in contemporanea col folgorante esordio dei Pearl Jam ("Ten"). Era l'anno di grazia 1991.

Nel 1967 le esperienze musicali più svariate, frutto di un contesto culturale mai così fertile, confluirono in una serie di dischi che cambiarono per sempre la storia del rock; il 1991 è un pò il nipotino dell'anno del "Sgt. Pepper" o dell'esordio di Hendrix, vuoi per l'importanza dei dischi usciti (importanza che talvolta travalica il valore oggettivo, come nel caso di "Nevermind"), vuoi per il fermento socio-culturale che li ha prodotti. E', principalmente, l'anno della consacrazione planetaria del grunge.

L'uso del termine grunge abbraccia tutta una serie di realtà musicali differentemente influenzate tra loro dagli stereotipi del rock, ma accomunate da una poetica rabbiosa e nichilista. I Soundgarden assorbono nel loro titanismo ribellione e blasfemia, frullando, con molto più calcolo di quanto non lascino trapelare gli energici arrangiamenti di "Badmotorfinger", echi zeppeliniani (la voce di Chris Cornell raggiunge vette da brivido, pur con un pò di autoindulgenza) e invadenze rumoriste, soluzioni heavy-metal nonchè camei "alti" di quel progressive rock che di tanto in tano fa capolino nei più ambiziosi progetti anni '90 (gli stacchi irregolari di "Face Pollution" ricordano, nella loro pregevole gratuità, quelli di "Surprise, You're Dead!" dei Faith No More).

Nonostante tempi spesso eccessivi, "Badmotorfinger" ha il pregio di frantumare letteralmente i minuti. I riempitivi che quà e là incombono sulla totalità dell'ascolto vengono poi compensati, oltre che dai singoli "Rusty Cage" e "Outshined", dalla splendida e potentissima "Jesus Christ Pose", una dimostrazione di come i luoghi comuni del rock, opportunamente rinnovati, possano ancora dare luce a un capolavoro.

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