Been Away Too Long.

Quindici anni dall'interlocutorio "Down On The Upside". Un paio d'anni da quello "Scream" a firma Cornell solista, che aveva segnato il punto più basso della carriera del bel capelluto frontman del ritrovato "Giardino Del Suono". E ora questo "King Animal", sul quale, già prima dell'uscita ufficiale, si sono lanciati i soliti smaniosi al grido "lo fanno per i dollaroni".

Magari sì. E sapete una cosa: fatti loro. Perché, anche l'avessero fatto per i bei soldini, il nuovo frutto di casa Soundgarden è un signor disco. Lontano dai grandi capolavori, parto di "ragazzi" che veleggiano verso la cinquantina, ma se tutte le reunion avessero come risultato finale cose così, acciderba. La succitata "Been Away Too Long" è una cazzottata nello stomaco neanche tra le migliori del lotto, ma funziona benino sia come primo singolo che come apertura del disco, non solo per il titolo metà ammissione di colpa e metà dichiarazione d'intenti. Già da "Non-State Actor", così come (e soprattutto) nella successiva "By Crooked Steps", però, ci si rende davvero conto che siamo dentro un disco dei ‘Garden: subito un urlaccio selvaggio cornelliano, a decorare un bel riffone prepotente del ritrovato (e sempre in formissima, super complimenti) Kim Thayil guidato dai soliti cambi di tempo del rientrato alla base Cameron, finalmente libero di sfogarsi dietro le pelli, a differenza delle "limitazioni" imposte durante l'esperienza Pearl Jam. Belle le influenze orientaleggianti della chitarra di Thayil in "A Thousand Days Before", da arresto cardiaco la superlativa "Bones Of Birds", mid-tempo ultra dark che entra sparato tra le migliori cose prodotte dalla band statunitense in assoluto. "Blood On The Valley Floor" è pesante e plumbea abbastanza da colpire nel segno, "Taree" è scorrevole e delicata, una bella canzone scritta poco prima dello scioglimento della band e ora inserita nel nuovo lavoro.

Pochi i richiami al lavoro solista di Cornell, forse solo l'incipit della bella "Black Saturday". C'è però un bell'assalto sonoro a colpi di grunge ("Attrition"), un refrain più che ispirato ("Eyelid's Mouth"), una strizzata d'occhio al blues ("Rowing", perfetta in chiusura d'opera) e una "Halfway There" che è la cosa più vicina ad un hit single che questo disco possa offrire.

Sarà molto interessante seguire l'evoluzione di questa sorprendente reunion. Intanto, bentornati cari Soundgarden. Sì, forse siete stati via troppo a lungo.

Pezzo migliore: "Bones Of Birds"

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