Dei South si sono accorti in pochi! Eccomi qui a reclamare quanto in altre occasioni ho fortemente detestato.Possibile che il NME così pronto a esaltarsi ad ogni giovane rock-band inglese non abbia affibbiato nessuna strabiliante etichetta al gruppo? Possibile che MTV così attenta a ricercare ovunque i nuovi Radiohead si sia dimostrata così restia a passare i loro video anche nel palinsesto notturno? Prodotti e scoperti da James Lavelle, mente del progetto U.N.K.L.E. con Dj Shadow, giovani e talentuosi ma soprattutto capaci di realizzare un debutto discografico valido, forse i South meritavano più attenzione. “From Here On In” è una godibile raccolta di canzoni pop-rock figlie tanto dell’influenza della scena baggy di Manchester, soprattutto Stone Roses e Charlatans, che di un'innata bravura nel comporre emozionanti canzoni acustiche. Per una particolare capacità di impreziosire il lavoro di felici intuizioni musicali, vedi il basso trainante in “Paint The Silence” o la splendida slide-guitar in “I Know What You’re Like”, i South ricordano i Gomez. La mano del dj-producer salta all’orecchio nelle canzoni strumentali dell’album, pensate ai Beastie Boys che non rappano e ai Chemical Brothers di “Let Forever Be”, mentre dalla facilità con cui i tre si adoperano agli strumenti scaturiscono affascinanti ballate come “Keep Close” e “Run On Time”, punti di congiunzione melodica tra i Beatles e gli Oasis più ispirati. Che il debutto dei South sia passato quasi in punta di piedi non è poi così male. Possedere ed apprezzare “From Here On In” è come avere in casa un vecchio oggetto di famiglia, che qualsiasi altra persona butterebbe in cantina, che qualsiasi rigattiere valuterebbe due lire, ma che ha per noi un valore inestimabile.
Carico i commenti... con calma