Riguardo questo disco lessi da qualche parte che "Se Goebbels avesse fatto propaganda così bene ora vivremmo tutti sotto il Terzo Reich". Propaganda, del novembre 1974, è un album eccellente, anche se oggi la sua fama è forse un po' oscurata dal suo superbo vicino Kimono My House, capolavoro indiscusso degli Sparks ed uscito nel maggio dello stesso anno. Ma Propaganda, con le sue canzoni sempre di livello altissimo e senza riempitivi, è ben poco inferiore al suo illustre predecessore. È un disco che non sfigura affatto tra le magna opera del glam, ed è qualcosa di più che il Day at the Races di un Night at the Opera, del Pin Ups di un Aladdin Insane, del Samvise Gamgee di un Frodo Baggins.

La maestria dei fratelli Mael è impareggiabile, e le acrobazie vocali, i falsetti e le pasticcerie di Russell si sposano alla perfezione con la padronanza assoluta delle tastiere del charlottesco Ron e i testi pregni di un umorismo surreale e sopra le righe. Undici schegge di glam frenetico e barocco, mai indigesto e sempre coinvolgente. Un disco fresco e spumeggiante come un prosecco con l'aspirina. Spumeggiante.

Sul serio: Grande Cinema a parte avete mai sentito questa parola utilizzata al di fuori di una qualche insulsa pubblicità? Quelle con le tinte acido/pastello di metà anni '90, prima che venissero gli anni 2000 con i loro colori cacca d'uccello e l'abuso della parola "esclusivo"?

Un disco da ascoltare sempre, at home at work at play, sogghignando alle spalle di quelli che ripescano dagli anni '70 per tirare fuori sempre le stesse cose: belle per carità, ma dopo un po' che noia.

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