Vi è una locuzione usata ed abusata nel comune esprimersi a riguardo di certi virtuosi: "dio". Si dice che Hendrix fosse un "dio" della chitarra, Pastorius un "dio" del basso, Bonham un "dio" della batteria, Emerson un "dio" delle tastiere, attendiamo di sapere chi sia il "dio" del kazoo. Ora basta!
A contrastare tutti voi brutti miscredenti dediti ad invertire nastri magnetici per sentire le ultime notizie dall'oltretomba, scende in campo un dio in persona. Sì, perché dio esiste ed ha anche cattivo gusto nel vestirsi: egli risponde al nome de Il Divino Otelma.
"Primo Teurgo della Chiesa dei Viventi, Gran Maestro dell' Ordine Teurgico di Elios, Conte di Quistello, Commendatore dell'Ordine di San Giorgio in Carinzia, Accademico Fiorentino, dottore in Scienze Politiche, Storia e Scienze Storico-Religiose, Rettore Magnifico dell'Accademia Europea di Studi Esoterici, presidente europeo dell'Ordre des Occultistes d'Europe, presidente nazionale dell'Ordine degli Occultisti d'Italia, del Centro Italiano di Studi Astrologici e dell'Unione Astrologico-Occultistica d'Italia, Fonte di Vita e di Salvezza, Dispensatore di Verità Archetipa, Luce dei Viventi".
Questa è la sobria e mai troppo modesta presentazione che il conte dottor Marco Amleto Belelli dà di se stesso (anzi: di Loro Stessi) per far subito capire a noi miserabili mortali di non aver a che fare con il solito cartomante ma di essere, invece, al cospetto di un personaggio di ben altra fattura. Egli si è reincarnato per la settima volta in quel di Genova nel 1949 dopo esser stato nel corso dei secoli Faraone, sacerdote in Atlantide e Roma antica ed è giunto sino ai nostri tempi bui per portare verità, saggezza e ricchezza (la sua). E perché non anche un po' di musica danzereccia?
Il disco di cui mi accingo a tessere la mia ossequiosa e devota lode è già stato recensito ma una recensione di cinque parole (per quanto da me totalmente condivisa) non rende i dovuti onori a cotanto autore. Un personaggio che nella sua attuale vita terrena ha saputo meritarsi l'elevazione ai patri altari per le sue indubbie doti italiche tese ad atti munifici come, ad esempio, l'evasione fiscale (condanna "definitiva" per fatti commessi in un periodo in cui la sedicente "attività" di mago non era minimamente regolamentata, poi revocata per effetto di una simpatica legge di indovinate chi) e la circonvenzione d'incapace (altra condanna definitiva; che ci volete fare: tale attività, in Italia, è monopolio di Chiesa CattolicaTM). Il Divino ci vuole bene: vuole riaprire le case chiuse e predica il suo Verbo tra la plebe, non disdegna ristoranti, trattorie, discoteche, feste paesane, parate dell'orgoglio gay, maurizicostanzisciò e buonedomeniche; ha misconosciuto l'autorità di tale Karol Wojtyla, "stregone polacco" (cit.) che si proclamava rappresentante di Dio in terra senza averne avuto licenza da Lui, che ovviamente E' Dio.
Come allietarci la vita e contemporaneamente finanziare il suo Culto (senza metterci ipocritamente le mani in tasca stile otto per mille) se non con un bel disco? Ecco allora il nostro amato Otelma togliersi il suo scintillante Copricapo-Che-Pare-Rivestito-Col-Cuki da vescovo sotto acido, entrare in sala di registrazione, cingere la sua rubiconda testa con un paio di cuffie e incidere, per la somma gioia dei suoi fedeli, il suo primo album: "Il Cd Divino", anno 2006 dell'Era Volgare.
Basta con il canto gregoriano e con le chitarrine scordate e paraculo da papaboys, qui si balla! Questo moderno cantico del terzo millennio comincia con una pomposa ed epica introduzione plagiata pari pari dalla sigla di "Ritorno al Futuro" per proseguire con il pezzo forte del lotto: "Prendi la Fortuna". La canzone merita una certa attenzione ed è stata addirittura proposta e inspiegabilmente scartata a Sanremo. Essa contiene un altro formidabile semi-plagio (un epico "uacciuariuari" di fantozziana memoria) e suona vagamente come qualcosa di già sentito ma è orecchiabile, accattivante e tutto sommato nei canoni di certe proposte sanremesi se solo non fosse cantata dalla divina voce del Belelli che, per essere appena proponibile ad un uditorio di audiolesi, viene pesantemente modificata col vocoder (presente, d'altronde, in tutto il disco). Tale brano è stato piamente sfruttato per un rivoluzionario metodo di finanziamento del culto otelmiano da far invidia al già citato otto per mille: la suoneria per cellulare del Divino Otelma, scaricabile in rete. Il resto dell'album è un delirio nonsense di proclami e riti otelmiani perfettamente in linea con la sobria immagine dell'artista: si va dal solenne rito della potenza sessuale con cassa tamarrissima in sottofondo, ovvero uno dei pezzi più maranza che mi sia capitato di ascoltare ultimamente ("Potenza Sessuale 3000"), alla predica sulfurea di "L'Inferno Siamo Noi", passando per altre piccole perle musicali.
Tra le degne di nota segnalo "Ti Infilo una Candela Rossa" dove il nostro Otelma (sempre su una corposa base techno) snocciola una sorta di decalogo della donna acida ("Non devi farmi arrabbiare, non devi contraddirmi, non devi arrivare in ritardo , non devi stare sempre con gli amici, non devi giocare sempre a biliardo, non devi andare alla partita senza di me, non devi arrivare all'alba dicendo che hai lavorato, non devi russare come un trombone, non devi cincischiare" ecc.) minacciando chi sgarra di infilargli una candela rossa ("Ti infilerò una candela rossa! Dove? Dove?") e appellandolo con caritatevoli epiteti come "piccolo sgorbio immondo", "monnezza putrescente", "caccola di cane", "ubriacone viscido", "impotente frustrato", "totale nullità". Ma il nostro beniamino non si limita a simil-canzoni tamarre da discoteca: abbiamo il rap da crisi asmatica ("Piano Piano"), l'estivo pezzo frizzante ("Il Tormentone") che semplicemente non è suo (è del gruppo astigiano "Passi Falsi") ma dove Il Divino fa una comparsata (due secondi, quattro parole di numero), il lento trascinante e il liscio da balera. Il lento in questione è "La Ballata della Coniglietta Rosa" un'assurda ballad dove l'orrenda voce di Otelma vince nettamente la sua piccola guerra col vocoder risultando uggiosa più che mai intonando, o meglio, stonando un testo che racconta l'amor cortese e il successivo approccio sessuale tra due conigli, testo che senza ombra di dubbio vi farà esclamare "Ma che cazzo sto ascoltando?". Il liscio da balera è, invece, "Il Gelato": accompagnamento tipico di fisarmonica per un testo dai facili doppi sensi dove il cremoso gelato fa le veci di qualcos'altro ("Ha due palle, ha un cornetto bello lungo e prediletto... un po' molle, un po' duro, ti piace sicuro, ha la forma del siluro... tutto in bocca tu lo hai preso, tanto buono, lo paghi a peso... sissignora, hai capito che non basta soltanto un dito, lo vuoi tutto per te, non lo lasci perché se lo provi è il meglio che c'è... c'è chi lo lecca, c'è chi lo succhia e la vaschetta ingoia tutta, grosso e lungo, desiderato, è tutto tuo: prendi il gelato").
Chiesa CattolicaTM e Radio Maria contro Il Divino Otelma e la sua grezzo-disco-music, a voi la scelta. Votate, votate votate! E che le stelle siano con voi: "Utor kalem, itor ausim, olim peror, Otelma isi tau".
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