Partiamo subito dicendo che, il voto che verrà assegnato a questo disco, sarebbe meglio non tenerlo troppo in considerazione, per vari motivi che verrano resi chiari alla fine della recensione.
Nati dalla mente di tre musicisti rispondenti ai nomi di Ron Jarzombek (chitarra), Pete Perez (basso) e Bobby Jarzombek (batteria), gli Spastic Ink sono forse uno dei più lampanti esempi di ciò che oggi molti considerano progressive metal: un concentrato di tecnica, per lo più fine a se stessa, che sacrifica l'aspetto emozionale della musica a favore invece di quello tecnico.
Uscito nel 2001, questo "Ink Complete" rimane ad oggi l'unica testimonianza su disco (assieme a "Ink Compatible" del 2004) dell'operato di questo iper-gruppo, ed ad ascoltarlo viene quasi da dire per fortuna: nonostante infatti ci troviamo davanti un disco apparentemente estremamente "affascinante" e che potrebbe colpire al primo impatto, specie per quanto riguarda l'aspetto tecnico, approfondendo la conoscenza del prodotto, ci si accorge ben presto che oltre ad uno sfoggio di strumentistico impressionante, dietro c'è ben poco.
Solos di chitarra di difficoltà inaudità, ora veloci e taglienti, ora rallentati e più vicini, idealmente, al fusion, sezioni di basso molto complesse e una batteria sempre pronta a camabiare tempi, non fanno però di questo "Ink Complete" un lavoro epocale ed è per questo che infatti gli episodi meglio riusciti sembrano essere quelli in cui la band non si perde in inutili e sterili virtuosismi, ed è così che spiccano dunque canzoni come l'aggressiva e più diretta "See, And It's Sharp", particolarmente potente e che riporta alla mente il techno-thrash di casa Watchtower (dei quali Ron era chitarrista oltre che chitarrista anche principale compositore), o ancora la dolce ballad "Eights Is Enough", dotata di un mood decisamente più vicino al fusion jazz piuttosto che al techno-prog al quale la band è tanto cara; è invece nei momenti nei quali quest'ultimo la fa da padrone che gli Spastic Ink peccano di eccessiva confidenza in se stessi, proponendo brani frammentari, del tutto destrutturati, con assoli che si rincorrono l'uno dopo l'altro, senza però un preciso perchè.
Cercare di dare un voto definitivo ad un lavoro come questo risulta in finale abbastanza complesso poichè, chi ama dischi in cui l'aspetto tecnico viene assolutamente privilegiato griderà facilmente al capolavoro. D'altra parte c'è chi cerca nella musica qualche cosa in più di una sterile prova di esibizionismo, e per tutta quella fetta di pubblico "Ink Complete" non sembrerà altro che un confusionario saggio di fredda tecnica strumentistica.
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