La storia ormai la si sa già: NME scova un nuovo talento e lo pompa fino allo sfinimento. Questa volta tocca agli Spector di mister Fred MacPherson, un tizio che non si fa mai problemi a dire in pubblico quello che pensa, e che ora arriva con la sua terza creatura musicale, dopo che le sue precedenti 2 avventure erano arrivate al capolinea senza una particolare attenzione da parte dei media. Gli Spector sono un quintetto attivo dal 2011 e nell'agosto del 2012 esordiscono con "Enjoy While It Lasts"; un disco che non ha le pretese di cambiare il mondo, ma di far passare all'ascoltatore 40 minuti di buona musica. Obbiettivo centrato, e di netto.   Gli ingredienti sono più o meno i soliti per gli habituè delle new sensations proposte da NME: indie rock fatto con lo stampino, riff di chitarra travolgenti, fortissime influenze post-punk, e via discorrendo. Ma il pregio degli Spector è che a fare questa roba risultano molto più originali rispetto alla massa. Prendete, per esempio, una canzone come "Twenty Nothing" e fate attenzione al ritornello: scommetto che tutti voi vi sareste aspettati una chiusura di refrain più melodica, sicuramente diversa da quel coretto che fa "Twenty-Nothing!" che arriva come un fulmine a ciel sereno, a cogliere quasi impreparato l'ascoltatore.   Nonostante ciò, il disco non manca di episodi più radiofonici e ruffiani, come "Friday Night, Don't Ever Let It End" o "Grey Shirt & Tie", anche se le vere gemme di "Enjoy While It Lasts" sono ben altre. Per esempio l'opening track "True Love (For Now)", che vede repentini cambi di ritmo che fanno sentire l'ascoltatore come se fosse a bordo di una monoposto Ferrari che sfreccia in un circuito pieno di curve, rettilinei, ancora curve e ancora rettilinei. La magnifica "Celestine" è senza dubbio il punto più alto del disco, forte di un riff introduttivo micidiale e di strofe tirate che accompagnano la canzone fino al ritornello esplosivo da riprendere in coro dopo mezzo ascolto (consigliata anche la visione del video, che vede un susseguirsi di veri lampi di genio, tra prese in giro di sé stessi e citazioni di Anthony Kiedis). Da segnalare anche il gran lavoro svolto sui testi (sempre ricchi di quotes da 'social network'), grazie alla spiccata bravura di Fred MacPherson, abile nel non essere mai scontato, come si evince dall'ascolto di grandi pezzi come "Chevy Thunder" e "Upset Boulevard" (a detta di MacPherson, il suo testo migliore).   La conclusiva "Never Fade Away" sembra quasi un arrivederci al prossimo disco, una ballad in crescendo che chiude nella maniera più giusta possibile un grande disco d'esordio. Non uno di quelli che faranno la storia della musica eh, ma uno di quelli di cui tra 20 anni, quando si parlerà degli Spector headliner a Glastonbury, si dirà che sia stato il lavoro da cui tutto cominciò.     VOTO: 8 (su 10) 

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