Mi pare strano che ancora non abbia trovato recensioni di questo disco su DeBaser. Del resto la storia è stata piuttosto ingiusta con questo capolavoro: già oggi conoscere gli Spirit è abbastanza raro, quasi impossibile essere a conoscenza della loro opera opera più matura (anche se per alcuni non la più bella).
Gli Spirit sono state una delle band più importanti ed acclamate della psichedelia americana. Californiani di provenienza (ma certamente non per musicalità), nascono dall'incontro del chitarrista Randy California e del batterista Ed Cassidy (già al fianco di Thelonius Monk), i quali reclutano a loro volta il bassista Mark Andes, il tastierista John Locke e l'abilissimo compositore Jay Ferguson. Sin dal primo album, l'accoglienza della critica è ottima, quella commerciale meno (musica troppo adulta!). Ma con "The Family That Plays Together" raggiungono una qualità ancora superiore.
"I Got A Line On You" è palesemente il pezzo più accessibile dell'album; sarà l'unico grande hit della band (raggiungerà negli USA la posizione 25 in classifica, capirai che record!). Il piano incalzante, l'assolo di chitarra sobrio e fluido, i cori avvolgenti sono un ottimo inizio, ma già "It Shall Be" mostra la difficoltà del genere. Con "Poor Richard" l'atmosfera surreale si incupisce attraverso un riff ipnotico, inquietante (almeno per me). "Silky Sam" è un masterpiece: una delle melodie più belle di tutta la scena californiana, dotata di grande delicatezza nella voce e complessità nell'arrangiamento. Lou Adler (come nel resto dell'album) offre un accompagnamento orchestrale limpido e personale, senza mai essere troppo invasivo: le pause improvvise che si alternano a suoni fuori campo ne sono la prova più concreta. Merita inoltre menzionare la delicatissima "Darling If" e l'altra grande perla dell'album: la cupa orchestralità di "Jewish". L'arpeggio di "She Smiles", i rumori di "It's All The Same", l'epicità di "Aren't You Glad" sono perfetti per l'organicità del disco, e spiegarne a parole il fascino mi sembra inutile.
Le ambientazioni oniriche mostrano una geniale e matura arte, destinata (purtroppo) all'ascolto da parte di poche persone. Non è un album immediato (grazie al... l'avevamo capito!) ma non è neppure particolarmente difficile. Questo mix di blues nello spirito, di psichedelia nella forma, di jazz nelle intenzioni, richiede solo un pò di pazienza e volontà di ascoltare qualcosa di diverso. Tutto qui.
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