Realtà strana quella degli Spiritual Beggars. Stoner rock in terra svedese. A voler ascoltare i critici più intransigenti neanche più stoner rock dopo "Return To Zero" del 2010. Evidentemente quel disco, con l'ammorbidimento verso un hard rock più easy ha fatto storcere il naso a molti. Troppa distanza dall'iniziale stoner kyussiano del cd d'esordio e di "Another Way To Shine". In effetti RTZ era stato accolto in maniera non proprio esaltante dai cosiddetti fedelissimi, da coloro che hanno apprezzato Amott e soci fin dal debutto. Il nuovo "Earth Blues" si pone sulla scia del suo predecessore, ulteriore linea divisoria tra gli adepti degli svedesi.
I dodici pezzi contenuti nel nuovo lavoro ci chiariscono forse per sempre il "nuovo corso" intrapreso dalla band di Halmstad. Lo stoner fa capolino soltanto raramente, mentre prende il sopravvento un rock meno ruvido e più semplice e diretto nella sua costruzione. I due minuti dell'apripista "Wise As A Serpent" ne sono la testimonianza. Gli SB sembrano quasi richiamarsi ai primi Queens Of The Stone Age, avendo ormai "tradito" i Kyuss. Difficile dire se questo sia un bene o un male, ma "Earth Blues" ha sicuramente rispetto al precedente lavoro un sound più corposo, più "ragionato". C'è un impianto sonoro alla base di quest'ultima fatica che riesce a divincolarlo dalla vacuità di "Return To Zero" per farne un disco più circoscritto, molto più vicino all'anima degli Spiritual Beggars.
La chitarra di Michael Amott continua ad essere il gigante della scena, ma Per Wiberg e le sue tastiere si riscoprono importanti e l'intermezzo di "Sweet Magic Pain", che segue un heavy possente vicino ai connazionali Grand Magus, è una delle cose più apprezabili del cd. Anche la precedente "Turn The Tide", pur nella semplicità di riff e linee vocali, svolge appieno il proprio compito. Una delle poche "killer song" partorite dagli SB degli ultimi anni. Connubio di melodia e rock abrasivo in "One Man's Curse", altro chiaro esempio di come i tempi siano cambiati, ma di come le capacità compositive riescano comunque ad avere la meglio.
L'ultima creazione del quintetto svedese può essere etichettata come un'altra opera foriera di grugniti, timidi applausi e altrettanto timidi segni di diniego. "Earth Blues" ha il pregio di non infangarsi con la presenza di filler (si potrebbero citare "Freedom Song" e "Legends Collapse" come altre due song degne di nota), ma ciò nonostante la differenza, soprattutto da un punto di vista stilistico con un disco come "Another Way To Shine" è evidentemente chiara.
Le band che cercano di variare la loro proposta nel corso del tempo vanno ammirate, va compreso anche il cambiamento "concettuale" che cercano di apportare alla loro esistenza. Quest'ultimo aspetto non appare del tutto chiaro per gli Spiritual Beggars, che a cambiare ci stanno provando, ma probabilmente privi di quelle soluzioni in grado di poterli portare verso il "salto di qualità".
1. "Wise As A Serpent" (2:35)
2. "Turn The Tide" (3:26)
3. "Sweet Magic Pain" (4:43)
4. "Hello Sorrow" (4:29)
5. "One Man's Curse" (4:34)
6. "Dreamer" (5:09)
7. "Too Old To Die Young" (6:16)
8. "Kingmaker" (3:54)
9. "Road To Madness" (3:06)
10. "Dead End Town" (2:32)
11. "Freedom Song" (3:37)
12. "Legends Collapse" (5:50)
Carico i commenti... con calma