Dopo aver vomitato la carcassa di "Heartwork", quel pazzo chitarrista di Michael Amott decise di dare una sterzata alla sua carriera: voleva nuovi stimoli, voleva allontanarsi dai Carcass per dar vita ad una realtà diversa, personale. Fu così che nacquero gli Spiritual Beggars, una delle band più singolari dell'intera Svezia: forse la prima a portare nel paese scandinavo lo stoner rock di matrice californiana, quello che i Kyuss avevano contribuito a rendere popolare oltreoceano.

L'avventura di Amott iniziò nel 1994 con l'omonimo disco di debutto, cui seguì due anni dopo "Another way to shine": entrambi due splendidi esempi di stoner amalgamato ad un hard rock influenzato dalle gloriose band inglesi degli anni '70 (vedi soprattutto Led Zeppelin, Uriah Heep e Black Sabbath), tutto naturalmente rivisitato in una chiave più moderna, e dal punto di vista dell'impatto sonoro, più pesante. Queste sono le linee direttrici che hanno portato anche al concepimento del terzo cd, intitolato "Mantra III" e facilmente collegabile ad una copertina brutta e "tamarra".

Siamo nel 1998, quando esce "Mantra III": la band di Halmstad è ancora un trio, dove oltre ad Amott ci sono il bassista e cantante "Spice" e il drummer Ludwig Witt. A partire dal successivo "Ad astra" si aggiungerà al gruppo anche il tastierista Per Wiberg, che porterà un sound più corposo, che si distanzierà via via dallo stoner rock degli esordi. Ecco quindi che "Mantra III" si presenta come l'ultimo cd veramente heavy degli SB, che con il passare degli anni, hanno proceduto ad un lento ma inesorabile smantellamento del loro trademark "ufficiale": quello che puzzava di stoner, riff vintage e ritornelli taglienti e birraioli. Tutte caratteristiche che vengono fuori in pezzi come "Homage to the betrayed", "Euphoria", "Bad karma" o nel ritmo caracollante di "Sad queen boogie", quasi dei ZZ Top in veste più incazzata.

"Mantra III" non è un capolavoro, non è un disco che rimarrà negli annali e sicuramente è anche poco conosciuto: eppure è un ottimo esempio di stoner della "seconda era", quello che rielabora e si evolve. Un cd senza fronzoli, che sa trascinare con la sua lunga sequela di riff azzeccati e con brani che riescono a far presa grazie alla loro carica da rock perduto. Assolutamente consigliato.

1. "Homage To The Betrayed" (3:02)
2. "Monster Astronauts" (3:41)
3. "Euphoria" (5:56)
4. "Broken Morning" (2:26)
5. "Lack Of Prozac" (5:33)
6. "Superbossanova" (1:40)
7. "Bad Karma" (4:03)
8. "Send Me A Smile" (6:22)
9. "Cosmic Romance" (2:55)
10. "Inside Charmer" (4:38)
11. "Sad Queen Boogie" (4:53)
12. "Mushroom Tea Girl" (8:24)

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