Chiariamo subito una cosa. Il progressive è un genere assolutamente stramaledetto! Detto questo, l'ultimo lavoro degli Spock's Beard mi piace. E siamo già a due dati di fatto in poche righe. Proviamo per un attimo a dimenticare il glorioso passato di questa band e focalizziamo la nostra attenzione su un bisogno intrinseco a questi artisti di darsi una spolverata agli abiti e agghindarsi di tutto punto per una nuova serata di gala. Ci troveremo di fronte un disco onesto, diretto e impulsivo.

Non ci girano molto intorno gli Spock's Beard; ritengo che più che dalla dipartita di Neal Morse i quattro abbiano sentito il bisogno di dare un giro di vite al loro sound, proponendo uno stile immediato fin dalle opening "On a perfect day" e la strumentale "Skeletons at the feast". Non è un tentativo di lifting mal riuscito, ma solo un modo diverso di vedere le cose da parte di un gruppo che negli anni ha sempre prodotto lavori solidi. E a maggior ragione considerato il genere di musica in cui sono coinvolti, rinnovarsi e cambiare sempre pelle è la chiave per rimanere a galla. Certo, come ogni cambiamento anche questo album omonimo porta con sé alcuni passaggi a vuoto (poco azzeccate a mio avviso "All that's left" e "Hereafter", poco intonate al resto delle canzoni). Ma solo chi fa può sbagliare, per cui è molto probabile che dopo alcuni ascolti anche le due sopra citate risulteranno più piacevoli da ascoltare. E non dimentichiamoci della suite che precede la chiusura dell'album. "As far as the mind can see". Qui gli SB si divertono a ripescare nel vasto territorio delle loro influenze musicali e creare una suite articolata nella struttura, con canzoni slegate tra di loro eccezion fatta per il reprise in "Stream of consciousness", ma davvero semplice nella forma.

Sarò forse ripetitivo, sarà la mia ispirazione del momento, ma gli Spock's Beard riescono a rimanere sé stessi così come rimane immutato il loro marchio di fabbrica a metà tra rock e fusion e quant'altro, ma l'immediatezza delle canzoni è davvero disarmante. Non è paragonabile con nessun altro loro lavoro per un semplice motivo cronologico; questo disco è un altro disco rispetto ai precedenti. E se per un attimo si riesce a dimenticare Neal Morse e i lavori a lui associati, troverete quest'album davvero una bella sorpresa!

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