E' raro trovare album colmi di tanta rara bellezza. Dopo il godibile album precedente (Measurement), gli Spokane ritornano con lo stupendo Little Hours.
Little Hours è accennati tocchi di piano che disegnano paesaggi emotivi colmi di bellezza, è carillon che come gocce cadono nel silenzio, è il dilatarsi del tempo, è l'abbraccio di due stupende voci che danzano nel vuoto. Little Hours è l'essere malinconico e il volerlo essere o restare per più tempo possibile, magari senza saperne o cercarne il motivo; è il rinchiudersi in se stesso, smarrire il proprio animo tra gli interstizi di due tasti di pianoforte. Little Hours è riempirsi di nostalgia, farsi risuonare dentro l'eco di ricordi lontani, abbandonare il proprio animo alla deriva di un lungo, decadente risuonare di piccole speranze e gioie annichilite.
C'è chi ha fatto del silenzio una forma di musica, gli Spokane hanno fatto della musica un'altra sfaccettatura del silenzio. Tutto si zittisce. Tutto al di fuori di noi stessi diventa superfluo. Il mondo esterno non esiste più. Siamo sospesi tra le abissali interlinee che distanziano i nostri pensieri, condotti in lande sconosciute di noi stessi, al riparo dallo sguardo severo della razionalità. Tutto diventa delicata emozione.
Tolto qualsiasi suppellettile, ridotto all'essenziale, Little Hours è pura bellezza nella sua scarna semplicità; "una catarsi, per chiunque ami ancora, grazie a Dio, l'incantesimo di una musica inconsolabile".
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