Da anni il Regno Unito è alla ricerca di una nuova ondata di guitar band in grado di replicare l’ormai datata “epoca d’oro” che diede alla luce nomi come Libertines, Arctic Monkeys e Franz Ferdinand.
In tante ci sono andati vicino, praticamente tutte hanno fallito, ma la girandola di copertine dell’NME pare non aver mai fine. Con i The 1975 ormai lanciati verso un eclettismo esagerato che li sta portando verso lidi troppo popolari per i puristi, sembra essere arrivata un’ondata di artisti in grado di risvegliare un genere legatissimo alla tradizione britannica, ma in questi anni davvero troppo in ombra: tra il post punk imbevuto nel punk rock degli Idles e la proposta più “raffinata” dei lanciatissimi Fontaines D.C., si inseriscono questi Sports Team. E rischiano davvero di essere il più classico dei terzi che gode tra i due litiganti.
C’è tutto quello che occorre: sparate allucinanti (e forse allucinate) di gallagheriana memoria (“siamo la più grande band al mondo”), un frontman che mescola una vocalità à la Jarvis Cocker (impressionante la somiglianza vocale) ad una fisicità a metà tra Ricky Wilson e Johnny Borrell ed un contratto fresco di firma con la super major Island Records. E la mistura esplosiva rischia di deflagare subito con prepotenza.
“Deep Down Happy” è difatti una bomba assoluta: poco più che ventenni, questi squinternati ragazzi di South London (dove vivono tutti insieme) piazzano uno degli esordi più clamorosi negli ultimi dieci anni di rock britannico. Il terreno era pronto, con importanti date sold out già dopo i primi due EP, ma questi dodici brani sparigliano definitivamente le carte in tavola ed entusiasmano profondamente.
Il punk furioso alla maniera degli Idles di “Lander” (uno dei pochi brani ancora inediti, visto che il disco è stato anticipato da addirittura otto singoli) potrebbe far pensare ad un allineamento a quelle sonorità ormai lanciatissime, ma già dalle fascinazioni coxoniane di “Here It Comes Again” fino alla chiusuta bowiana di “Stations Of The Cross” i ragazzi frullano insieme con maestria qualsiasi cosa bella prodotta dal Regno Unito negli ultimi anni, riuscendo nell’impresa di infilare un ritornello più bello ed efficace dell’altro. “Camel Crew”, già amatissima dai fans, è qui presente in una versione più rifinita ma non per questo meno efficace, e non è nemmeno il piatto più appetitoso del pasto: “Going Soft”, la divertentissima “Here’s The Thing” e le spaventosamente a fuoco “The Races” e “Kutcher” non sono da meno.
Benvenuti agli Sports Team, con l’augurio che riescano a confermarsi nei prossimi episodi. Il buon vecchio rock inglese ne avrebbe un gran bisogno.
Brano migliore: Here’s The Thing
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