Se li ascolti hai poca scelta: o rimani basito e immobile, oppure ridi e non smetti più perché sti qua sono dei dementi con la D maiuscola, ma sanno il fatto loro.
Se prendi un disco degli Elio e le storie tese o similia sai più o meno cosa ti aspetta, sai che puoi ridere e sai che comunque sentirai qualcosa di concreto sotto il punto di vista compositivo.
Ma con gli Squallor è tutta un'altra faccenda, loro sono sinonimo di sregolatezza, anomalia musicale, non hanno ne capo ne coda, tuttavia hanno stile.
Non sono neanche canzoni, sono assurdi e deliranti proclami o dialoghi con un gradevole sottofondo musicale.
Ognuno dei testi del cd può essere benissimo uno spezzone di un dialogo tra i più deliranti e perversi ospiti di un manicomio criminale qualsiasi, uno di quelli in cui i pazienti salgono su una sedia e parlano con il lampadario.
Se siete dell'umore giusto questi fanno davvero ghignare, come ho già detto non c'è molto da dire sul loro stile musicale, sono dei grandissimi parolieri dell'assurdo.
Si inizia con "38 Luglio" dove si può ascoltare la storia di uno sfortunato elettrotecnico e delle sue avventure, compresa la sua idea di sdraiarsi sotto un camion e salvarsi grazie a un piede di Porco a pila: portafortuna di sua zia Waller.
Altre perle sono "Angeli Negri" che fa il verso a Fausto Leali, uno strano dialogo tra un pittore e un negro, degne di nota anche "Torna Pierpaolo", "Abat-Jour", "Terrestri", "Ti ho conosciuto in un clubs" e "Torna a casa mexico" dove un telecronista ha distorte visone del mondiale Messico '70 e dei giocatori italiani che lo persero.
Insomma un toccasana se non avete niente da fare e la gionata è grigia, un disco di pura comicità-demenzialità... nient'altro.
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