Squarepusher suona musica elettronica, e non c'è nessun tipo di contraddittorietà in questa frase, perchè con lui l'elettronica è "suonata" veramente. Thomas Jeckinson è fondamentalmente un bassista con la mania degli stupri elettronici tra le sue composizioni, ed emerge nel panorama musicale IDM. Siamo in una rivoluzione musicale, che vede la convivenza di molte facce diverse dell'elettronica (si è tanto parlato di "musica elettronica da ascoltare e non da ballare"), e proprio qui il nostro si fa notare con le sue anomalie (musicali e stilistiche). Ritengo interessante il paragone che lessi in un articolo, in cui veniva citato Bob Dylan accusato di blasfemia per aver introdotto la chitarra elettrica nel suo stile folk. Proprio in questo concetto stà a mio avviso l'anomalia di Squarepusher, che con la sua fissa per il jazz e le melodie di basso direttamente suonate con lo strumento (spesso e volentieri totalmente predominanti sugli aspetti stilistici più tipici dell'elettronica) ha creato uno stile indubbiamente particolare, contorto e sofisticato, spesso in controcorrente rispetto ai suoi colleghi. Questa sua bipolarità musicale trova il perfetto equilibrio nel'97, con "Hard Normal Daddy", e lasciando (purtroppo e per fortuna, dipende da voi) spesso interdetti da inspiegabili alternanze stilistiche, che finiscono per prevalere anche quasi totalmente l'una sull'altra per interi dischi.
1998, il disco in questione non mostra nessun tipo di equilibrio tra le fasi. Questo è un disco jazz, punto. L'elettronica che viene usata dona al tutto solo un giusto di tocco astratto ed avanguardista, ma rappresentano quasi solo episodi isolati, lasciando indietro del tutto le sfuriate rave e drum'n'bass tipiche degli episodi passati. Poco lontani dall'apertura del disco, con "Don't Go Plastic" (un consiglio premonitore, suppongo, chiamandosi "Go Plastic" il suo disco di stampo electronic-dance uscito nel 2001) è facile avere in chiaro una buona sintesi del disco: siamo molto vicini agli stilemi di gente come Billy Cobham, Weather Report o (perchè no?) John McLaughlin. Lo spirito che traspira nei brani 'stà nell'improvvisazione, nella live-performance, e Thomas organizza intere jam con se' stesso, suonando sia basso elettrico che batteria. L'elettronica è qui un mezzo di sola sperimentazione, e si affida (per tanti può essere un bene, per altri un male) il corpo del disco allo spirito jazz da cui Squarepusher proviene e con cui è cresciuto.
Cosa manca di bello della sua vasta musica? Le ritmiche ad indirizzo jungle, la sua contorta drum'n'bass, l'accenno "noise" di turno. Ciò con lui lo potete trovare altrove. Questo è un disco sicuramente ispirato, ma non mi permetto di consigliarlo come inizio a chi nulla conosce di questo incredibile artista, contenendo materiale assolutamente non confrontabile ad altri suoi lavori, che in un paio di casi meritano senza il minimo dubbio l'appellativo di "capolavoro".
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