« Pensando a te, ovunque tu sia.
Preghiamo perché questa sofferenza abbia fine
nella speranza che i nostri cuori si riuniscano.
Ora, io realizzerò questo desiderio.
E chissà: ricominciare a viaggiare non è poi così difficile...
O forse il mio viaggio è già iniziato.
Ci sono tanti mondi, ma tutti condividono lo stesso cielo.
Un solo cielo, un solo destino. »
E' il 2003 quando Squaresoft mette la firma a una piccola ma grande rivoluzione nel campo del videogame Rpg con l'uscita di "Kingdom Hearts". Un titolo a prima vista anonimo, che tuttavia riserva una gran quantità di sorprese. All'epoca la notizia di un videogioco realizzato in collaborazione con la Disney fece storcere il naso a molti, convinti di avere davanti un prodotto dal target molto basso, come se la casa videoludica avesse voluto coinvolgere anche le fasce di età inferiore nel mondo dell'Rpg.
Niente di più falso. A mio avviso, la compenetrazione dei due mondi, quello di Final Fantasy e l'universo Disney sono il principale punto di forza del titolo, la cui caratterizzazione si tinge di fiabesco e surreale, senza scadere nel banale o nell'infantile (se non in alcuni rari e trascurabili punti).
La trama, che sarebbe impossibile raccontare per intero in questa recensione, vede Sora, il protagonista, vagare per vari mondi (ovvero le location dei più celebri film Disney) al fine di sventare i diabolici piani di Malefica, la strega de "La bella addormentata nel bosco", che ha intenzione di usate i cuori delle sette principesse (Biancaneve, Alice, Cenerentola, Jasmine, Belle, Aurora e Kairi, un'amica d'infanzia di Zora) al fine di aprire il lucchetto del Kingdom Hearts, un non-luogo in cui sono custoditi i cuori di tutto il genere umano, che verrebbe così trasformato in un enorme esercito di Heartless, creature-ombra prive di ogni emozione. Ad aiutare Sora nella sua titanica impresa ci sono Pippo e Paperino, a loro volta in viaggio per salvare il proprio Re rapito.
Al di là dell'intricatissima trama, ciò che colpisce immediatamente è l'incredibile interattività dei luoghi, ma soprattutto la sterminata quantità di personaggi con cui interagire e confrontarsi: oltre ai vari personaggi di FF, come Squall e Cloud, Sephirot, troviamo decine e decine di protagonisti Disney. Dovremo sconfiggere nemici del calibro di Ade, il Babau, Jafar, Clayton, la balena di Pinocchio, Capitan Uncino, Ursula, Malefica e il gigantesco demone di "Fantasia", avendo pertanto a che fare con tutta una serie di personaggi secondari che caratterizzano i vari cartoon. Ne consegue una notevolissima serie di missioni secondarie e mini-giochi particolari, una ventata di novità nel gameplay e un grande punto di forza per la giocabilità e l'esperienza videoludica in genere. Da non trascurare assolutamente è anche l'atmosfera, in cui i personaggi della nostra infanzia appaiono sotto una luce diversa, perdendo un po' quella spensieratezza da cartoon per caratterizzarsi con un taglio più adulto.
A costruire un approccio diverso all' RPG ci pensa anche il rinnovato sistema di gameplay: "Kingdom Hearts" è di fatto un "action-rpg", ovvero una creatura videoludica che integra perfettamente l'azione dei platform e dei beat'em up alla strategia nei combattimenti e alla gestione delle abilità dei personaggi tramite i menù caratteristici dei giochi di ruolo. La presenza degli elementi strategici non deve far assolutamente pensare a combattimenti statici e ragionati: questi ultimi sono frenetici come pochi, le mosse sono calcolate in tempo reale e non a turni, tanto che si ha l'impressione di giocare a una versione di Soul Calibur infettata da Final Fantasy.
Insomma, Kingdom Hearts è uno di quei titoli che ti conquistano partita dopo partita, andando a sostituire, complice una trama e un'ambientazione particolare, una vera esperienza videoludica, che armonizza azione e riflessione in un mix che difficilmente annoia il giocatore.
Preparate il keyblade, perchè i cattivi della Disney ora sono veramente cattivi...
Carico i commenti... con calma