La musica è spesso dimensione! Dimensione che si crea attorno a noi quando ascoltiamo qualcosa che sa farci stare fermi con i timpani irradiati da ogni singola nota. Ed è proprio ciò che riesce a fare Annie Erin Clark (voce e chitarra), che si firma come St. Vincent, nel suo ultimo album "Strange Mercy" per metà autoprodotto insieme a John Congleton che ha collaborato, tra gli altri, con David Byrne, Xiu Xiu e Micah P. Hinson.
Vi è un intenso uso dell'elettronica senza mai sfociare nella finzione. La distorsione della chitarra appare strozzata, come una parodia di se stessa e mostra una certa particolarità nel tocco. Canzone dopo canzone veniamo proiettati nella dimensione dei personaggi e in quella dei temi affrontati. C'è Chloe nel suo pomeriggio di apatia nervosa che indossati tacchi e camicia bianca deve tornare a lavoro senza un vero bisogno di baci e con la consapevolezza di dover curare la propria ferita. Ci sono i bambini di "Cruel" (da notare anche nel videoclip) che ti osservano con un occhio inespressivo in stile Grande Fratello Orwelliano. C'è la cheerleader nel suo canto malinconico che non vuole più esserlo dopo aver visto l'America a nudo. Ci sono versi stupendi come "It's a champagne year full of sober months" ("È un anno di champagne pieno di mesi sobri"). La traccia sei "Strange Mercy" è il capolavoro dell'album, canzone di grande intensità e strana misericordia appunto verso un ragazzo perso malmenato da un poliziotto. C'è Elijah che è il classico amante che dice di aspettarlo come se fosse un cazzo di autobus, e accecati dall'amore restiamo come degli stoccafissi ad aspettare quando invece dovremmo scappare e alla velocità della luce. E oltretutto in "Year Of The Tiger", l'ultima canzone, il protagonista indossa scarpe italiane! Quanto siamo fighi!
Da notare l'asprezza dei temi trattati in una prospettiva che appare orecchiabile vocalmente (a volte meno strumentalmente) e spesso dolce e sensuale, come avviene ad esempio in "Surgeon":"Best finest surgeon come cut me open"("Miglior chirurgo vieni a tagliarmi"). Questa è una prerogativa dell'anti-folk, anche se non me la sento di collocare questo album all'interno di un genere, sarebbe come imprigionare un innocente... e oltretutto per aver rubato caramelle!
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