Hanno venduto sette milioni di copie del loro debut album (che poi debutto non è) e sono stati eletti come una delle migliori band del 2002.

Quesito: ma se lo meritano?
A pensare che a scoprirli e a raccomandarli sia stato un “genio” della musica nu-metal-hiphop-crossover come Fred Durst, sorgono i primi e giustificati dubbi.
Il singolone “Outside” li ha portati al successo e ha pubblicizzato l’album di questi “nuovi pionieri musicali”.
Che poi proprio nuovi non sono. Infatti questi quattro ragazzi americani ci hanno già provato con l’album “Dysfunction”, quasi sconosciuto da noi, con risultati ampiamente negativi (hanno venduto due milioni di copie, ma fa lo stesso schifo)
Ora, se si fa un confronto con il precedente, “Break the cicle” è un passo in avanti che dimostra una certa maturazione. Senza dubbio questo è un disco mediocre, nulla di più. Riflette in modo notevole la situazione che da un paio d’anni soffoca il mondo musicale: gruppi di adolescenti che pur di diventare superstar sarebbero disposti a fare un duetto (lo farei anche io…anche se per altri scopi...) con Britney Spears.
Tanto per cambiare, i loro testi sono ispirati alle vicissitudini giovanili, con tanto di solite schiamazzate di liberazione verso lo stress che li avvolge e li stimola.

Break the cicle è riuscito ad estirpare dalla mia anima tutto il marciume che mi opprimeva e che mi faceva stare male. La nostra musica nasce da tutta questa alterazione”. Aaron Lewis (aka cantante del gruppo).

Se per fare un po’ di musica decente bisogna stressarsi tanto…
Definiscono le loro fatiche come degli ibridi tra un rock malinconico e alternativo.
I critici li includono nella categoria post-grunge, nu-metal.

Io non so bene in che categoria associarli, però so sicuramente che gli Staind sono un gradino più in alto dei vari Puddle of shit, Nickelback e via dicendo. Oltretutto la voce di Lewis è veramente bella. Sia quando incarna aspetti malinconici, sia quando strugge in modo caldo ed esemplare, raggiunge sempre l’obiettivo primario che è quello di dare un significato concreto a molti brani.
La musica inevitabilmente dopo un paio di ascolti incomincia a stare sulle palle, eccezion fatta per qualche canzone.
“Not for you”, “It’s been awhile”, “Fade” e “Outside”.
Ora vi si accenderà la lampadina sulla testa ed esclamerete:”Uh che coincidenza, tutti e quattro i singoli!”.
Esatto, ma non è una coincidenza. Le canzoni più interessanti sono appunto i quattro singoli (che belle le leggi di mercato!).

Il resto, come ho già detto, è abbastanza monotono e scontato.


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