Siamo nel 2009 , ladies and gentleman.
Perchè allora sto pazzo recensisce un disco datato 2001 stanotte?

Perchè questo disco mi ha salvato la vita.

Siamo nel 2001, e a Springfield, Massachusetts evidentemente gira tutto di merda.
Non mi spiego altrimenti, come questi quattro ragazzotti, al secolo Staind, scoperti dal sempre vigile frontman dei Limp Bizkit, dopo aver spaccato tutto con il precedente "Dysfunction", uno stupendo ma acerbo spaccato di rabbia cittadina, riescano a tirare fuori il disco post grunge DEFINITIVO.

Proprio così amici, "Break The Cycle" è IL disco post grunge.
Un platter così non si ascoltava dai tempi di "Dirt" dei mai troppo rimpianti Alice In Chains, lo infili nel lettore (a questo punto MP3 direi) e come premi play, un mare di merda fumante ti vola in faccia, e ti piace.

Disagio, è la prima parola che mi viene in mente ascoltando una cosa opprimente come "Open Your Eyes", che apre il lotto, quando esplode il ritornello ti senti quasi sollevato, e pensi di avercela fatta, ma non hai ancora capito un cazzo di quello che ti aspetta, così cominciano a scorrerti nelle orecchie come dei fiumi di sangue che sgorgano dai tuoi polsi, pezzi come "Fade", "Pressure", poi arriva "It's Been Awhile" e cominci ad intuire che sei veramente nella merda.
Un singolo perfetto, orecchiabile, godibile, ben cantato, ben suonato, e quando finisce ti accorgi che sei alla quarta sigaretta.
Si riparte poi con "Change" e tornano a farsi sentire i chitarroni confusi di Mike Mushok, chitarre accordate sottoterra, riff semplici e granitici, roba che nello stereo giusto ti trema il pavimento, così anche "Can't Believe".

Ecco, se vogliamo "Epiphany" è il punto debole del disco, ed è proprio a metà strada, messa fuori contesto sarebbe comunque una godibile strimpellata acustica, ma è fin troppo dolce per i toni di questo disco, non c'è spazio per la speranza, solo sofferenza, come testimonia la successiva "Suffer", a questo punto se non hai ancora premuto stop e hai ancora voglia di questa roba, dovresti cominciare a farti delle domande...
Significa che ti stai identificando in questa sofferenza, significa che la stupenda voce di Aaron Lewis ti sta entrando nelle vene direttamente dalla pelle.

Ci viene offerto un pò di respiro con  "Warm Safe Place", hahahhaha, mi viene da ridere, è solo una pia illusione.

Stai per venire annichilito da "For You" che non lascia nessun appiglio a cui aggrapparti, oramai sei perso, l'unica guida nel buio è la sua voce, espressiva come poche altre sulla scena, sciolina melodie semplici, ma non scontate, un marchio di fabbrica di questo disco.
Poi succede che comincia "Outside" e cominci a riflettere su te stesso, le tue paure, la merda che hai dentro, le tue insicurezze vengono fuori, ma ancora una volta non riesci a fermarti, sei rapito.

"Waste" scorre liberamente e arriva "Take It", dove ancora una volta è Mushok a farla da padrone con la sua Ibanez, cadenza il pezzo, ti indica la strada per l'oblio, e tu la segui, perchè oramai ci sei dentro.
I nostri ci regalano anche una chicca, ovvero una versione live di "Outside" dove troviamo come ospite il loro Talent Scout, Fred Dust, un momento molto intimo del disco, anche se non aggiunge molto al discorso, è solo qualcosa in più.

Credo che se non fosse uscito questo "Break The Cycle", a quest'ora inneggerei al Black Metal più estremo o peggio, sarei infarinato marcio in mezzo a qualche discoteca House di tendenza del Milanese...
Scherzi a parte, questo è un disco fin troppo sottovalutato, ha TUTTO, potenza, malinconia, sofferenza, melodia a fiotti, appeal commerciale, e anche un pizzico di originalità rispetto ai clichè del genere, particolare da non sottovalutare.

Io l'ho sempre ascoltato, ciclicamente lo tiro fuori, lo riascolto, soffro di nuovo come il primo giorno, perchè il potere di questa musica è senza tempo.
Forse se non l'avete vissuto all'uscita come me, o come altri non lo sentirete così vostro, ma suona fresco oggi come nel 2001, perchè i nostri problemi sono sempre gli stessi, in fondo siamo tutti figli degli anni '90, in fondo siamo tutti una generazione indegna, senza eredità, schifati dai più vecchi perchè considerati senza valori, considerati vecchi dai più giovani perchè non badiamo alle mode e al consumismo.

Se potete, tornate a soffrire ogni tanto con questo disco, vi sentirete di nuovo liberi.

 

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