"Hey Mr. Durst, adesso tocca a noi!"

Fu questa la frase che la rivista 'Tutto' usò per sottolineare come gli Staind avessero le carte in regola per rubare la scena alla band del loro produttore e scopritore, per l'appunto Fred Durst.

Come previsto dalla rivista, il passaggio di potere è effettivamente avvenuto, più precisamente nel 2001, dopo l'uscita di "Break The Cycle".

Come ha fatto questo Cd, incrocio tra tristezza e metal, a vendere 5 milioni di copie in 3 mesi solo negli States? 

C'è chi addirittura ha insinuato che l'album abbia stravolto le classifiche soprattutto grazie al pessimismo post 11/09, non ammettendo che il lavoro della band è stato eccellente e che il Cd sia di qualità, anche se composto da un mix di malinconia, nostalgia, pessimismo cronico e tanta, tantissima voglia di autolesione.

Dopo il singolo di lancio "It's Been Awhile", il popolo dei rockettari si è diviso a metà, da una parte chi sosteneva di essere di fronte all' ennesimo prodotto 'made in Mtv' , dall'altra i fiduciosi, coloro he ritenevano che la qualità effettivamente è presente;non restava altro che ascoltare l'album.

Ovviamente non si tratta di un Cd da ascoltare quando si fa qualcos'altro, bensì è un disco da scoprire, capire ed analizzare.

Dopo un inizio buono ma non eccellente, troviamo "Fade", pezzo triste, del resto come tutto l'album, coinvolgente, non irresistibile ma di ottima fattura, ritornello straziante e batteria leggera ma costante.

Il quarto pezzo è "It's Been Awhile", canzone dedicata ad un amore perduto. Senza uno spiraglio di luce, il bellissimo giro di accordi e la calda e graffiante voce del vocalist Aaron Lewis sono da accostare ad un testo esageratamente pessimistico.

Ciò che ne esce è un singolo "vincente", ironia della sorte, l'ultima caratteristica della tormentata vita di Lewis.

"Change"è un bel pezzo, trasformato in una messa funebre a causa della partecipazione della voce "ruttante" di Jonathan Devis dei Korn.

L'album sembra scorrere piuttosto gradevolmente, è esagerata ed inopportuna la serie di urla e rutti sonoramente mediocri del già citato Devis in "Can't Believe", il leader dei Korn sembra essere posseduto e Lewis lo accompagna con un macabro "Can't believe" in un'orgia di tristezza e strazio.

Torna la quiete nella dolcissima "Epiphany", Lewis da spazio al suo 'boy inside', riferendosi probabilmente a come ha vissuto l'Epifania da ragazzino, analizzando ciò in modo ovviamente negativo;la melodia risulta docile e molto orecchiabile.

Torna Devis in "Suffer", anche qui troppa malinconia, ma la base è ottima, la band (il chitarrista Mushok in particolare) si dimostra capace di inventare e di spaziare.

L'ascolto comincia a diventare pesante, per fortuna ci pensa la bellissima "For You" a rianimare l'atmosfera, non aspettatevi urla di gioia e clima allegro, anzi Lewis è più freddo che mai, fatto sta che la canzone è strutturata in modo tale da rendere l'ascolto molto piacevole sia ai fan del Metal, sia a quelli del Brit. A mio avviso uno tra i pezzi più belli degli Staind e tra i Best Rock del 2002.

L'album si chiude con la dormiente "Outside", leggera e acusticamente di livello. Il video ritrae la band al Family Values Tour del 2000;centinaia di accendini vennero fatti ondeggiare e Lewis in collaborazione con Fred Durst, il suo compagno di Tour nonchè suo produttore, decise di registrare il tutto e farne il video ufficiale del pezzo.

Ciò che bisogna sottolineare dell'album è l'aspetto comunicativo, il mio parere è che la band abbia un pò esagerato nella costruzione base dell'album, scegliendo fin troppo nettamente la strada dell'autolesionismo, rifiutando ogni forma di ottimismo e reazione, facendo addirittura sembrare il lavoro un falso, creato esclusivamente per nutrire l'affamatissimo pessimismo tennageriale.

E' un album caldo nella sua freddezza, non nego che dedicare un'ora esclusivamente all'ascolto del Cd vuol dire correre il rischio di
autodistruggersi  moralmente!

Milioni e miloni di copie vendute, frutto dell'ottimo livello sonoro o del pessimismo Lewissiano?Un pò tutti e due i fattori hanno contribuito al successo del disco.

Da ascoltare preferibilmente durante una fredda, grigia e buia serata invernale.  

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