Cosa sareste pronti a rischiare per chi ha cambiato la vostra vita già da cinque minuti? Qual è lo strano meccanismo che unisce il cuore ingabbiato di un uomo al destino d'una sconosciuta? Quanto pesa l'angoscia se tutto si rivela (forse) solo un'illusione? Il pugile fallito Davy Gordon lo sa, e prova un insopportabile senso di smarrimento mentre aspetta l'amata Gloria alla stazione, in attesa del treno per Seattle. C'è paura in Davy, paura che quell'amore improvviso sia un'altra occasione persa, il fotogramma in negativo di un sogno (un incubo?), l'ennesima sconfitta sul ring dell'eterno perdente. E nel caotico via-vai di persone e bagagli accanto ai binari, il suo io-narrante incrocia in differenti piani spazio\temporali le anime perse di una storia incredibile, vissuta pericolosamente da protagonista poche ore prima.
"Il Bacio Dell'Assassino" ("Killer's Kiss") segna nel 1955 l'esordio ufficiale su grande schermo di un talentuoso ex-fotografo, Stanley Kubrick. Escluso l'acerbo e disconosciuto lungometraggio "Fear And Desire" del '53, Kubrick aveva avuto fino allora dei trascorsi da stimato reporter-fotografico presso la rivista "Look", che gli pubblica la prima foto nel 1942 (una fila d'auto in coda a una pompa di benzina, durante la guerra). La fotografia, insieme al jazz, fu una fascinazione che il regista newyorkese subì giovanissimo, appena tredicenne, quando il padre medico gli regala una macchina fotografica. Preso il diploma, Stanley troverà impiego a diciassette anni proprio nella redazione di "Look", realizzando brillanti reportage (uno dei quali ispirerà il primo corto, "Day Of The Fight", che gli tornerà utile in occasione di "Killer's Kiss"). In seguito dirigerà piccoli documentari come "Flying Padre" ("Il Padre Volante", 1951) e "The Seafarers" ("I Marinai", 1953), dove l'esperienza nella fotografia sfocia ormai nella vecchia passione cinematografica.
"Il Bacio Dell'Assassino" è un thriller-noir girato in estrema economia e con attori poco noti, un racconto\pulp di soli 64 minuti che racchiude gli elementi cardine delle fiabe tanto amate da Kubrick nell'infanzia (il principe-salvatore, la bella in pericolo, l'orco cattivo). Un'odissea onirica e metropolitana in b\n. Nell'arco di una convulsa giornata, il disilluso e bastonato pugile Gordon non esiterà un istante a mettersi in gioco per liberare la bionda hostess Gloria (che osserva ogni sera dalla finestra nell'appartamento di fronte) dal truce padrone Vincent, gestore della sala da ballo in cui lavora la ragazza. Respinto sessualmente da Gloria, il vendicativo boss decide senza tanti scrupoli di rapirla con alcuni scagnozzi e uccidere Davy, l'uomo che ama. La resa dei conti avrà luogo sotto i tetti più cine-realistici che all'epoca New York ricordi, all'interno di un solaio pieno di manichini (scena cult). Una lotta cruenta, tra colpi d'ascia-antincendio e sprangate mortali: il boxeur ne esce vincitore. Poi, alla stazione, arriverà il momento di partire e lasciarsi alle spalle il passato..
Impressiona nel giovane Stanley Kubrick la raffinatezza formale e scenografica, l'espressionismo delle inquadrature (la scala d'ingresso alla sala da gioco), l'occhio della m.d.p. che indugia sul particolare (lo sguardo deforme nel vaso di pesciolini, la bambola sul letto di Gloria, le vetrine dei negozi), l'estetismo barocco e iperrealista che accentua i tratti del film di genere (l'astratto flashback della sorella-ballerina a contaminare il classico noir). Inoltre, l'utilizzo insistito della luce in un ambiente torvo e allucinato (il neon e le insegne che illuminano al crepuscolo squallidi quartieri) e il virtuosismo delle riprese nel match di pugilato (dal basso, dentro e fuori le corde del quadrato) eserciteranno un'influenza non marginale in Scorsese o Friedkin, autori negli anni Settanta di una violenta poetica urbana quasi documentaristica. Kubrick è soltanto agli inizi di un lungo percorso all'interno della macchina-cinema, ma dimostra una lucidità di pensiero e una sicurezza nel mezzo espressivo notevoli (di "Killer's Kiss" curerà regia, soggetto, sceneggiatura, fotografia e montaggio): "Un tentativo frivolo e banale, fatto con un po' più di perizia.", il commento a posteriori del cineasta. Costato circa 75 mila dollari, grazie ai prestiti di parenti e amici, riuscirà infine a venderlo alla distributrice United Artists. Il resto della vicenda è storia del Cinema. Il finale della pellicola, invece? Preferirei non rovinarvi la sorpresa. Però risponde definitivamente a quella domanda in apertura. Un abbraccio può valere più di mille parole insignificanti. E quindi chiedetevi: cosa sarei pronto a rischiare per la donna che ha cambiato la mia vita?
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