Non pago di far uscire concept album più o meno tutti sullo stesso alto livello, sia come qualità compositiva che strumentale, più meno tutti album doppi, il poliedrico Arjen Lucassen si è immerso in una quantità di side-project, alcuni riusciti egregiamente, come il qui recensito Star One, altri un po' sottotono come Stream of Passion, Ambeon o il più recente Guilt Machine.
Il progetto Star One nasce nel 2002 da un'abortita collaborazione tra Lucassen e Bruce Dickinson degli Iron Maiden, che a causa di problemi manageriali preferì abbandonare. Lucassen si ritrovò con molto materiale in mano e decise di pubblicarlo ugualmente, con l'aiuto di altri musicisti e cantanti.
La formazione degli Star One è eccelsa: oltre all'ottimo Lucassen, chitarrista, bassista e tastierista, c'è la solita carrellata di ospiti, in realtà più ridotta del solito rispetto all'ambito Ayreon, che comprende il solito fedele Ed Warby dei Gorefest alla batteria e una manciata di grandiosi vocalist. La voce più raffinata è quella di Damian Wilson, un cantante superbo, già presente in "Into The Electric Castle" nel "ruolo" del cavaliere medioevale, già anche cantante dei Threshold e Landmarq, mentre Russell Allen dei Symphony X è il cantante più incisivo; le parti femminili più corali sono affidate alla bella e brava olandese Floor Jansen, cantante degli After Forever. Il polistrumentista e mercenario musicale svedese Dan Swanö (ha suonato con Unicorn, Edge of sanity, Diabolical Masquerade, Bloodbath, Nightingale, Infestead, Godsend, Katatonia, Karaboudjan) canta pure lui qualche parte. Partecipa infine anche Gary Wehrkamp degli Shadow Gallery, che arrotonda il sound chitarristico con il suo stile inconfondibile negli assoli.
Le sonorità di "Space Metal" in generale sono molto vicine allo stile Ayreon, soprattutto per quanto riguarda gli elementi tastieristici nel modo di associare sintetizzatori e organo alle chitarre elettriche, anche se il progetto risente in generale più del metal e dello space rock anni '70 che non del prog-metal. Vi sono un paio di episodi insolitamente orientaleggianti ("Sandrider" e "The Eye of Ra"), ottimi momenti melodici ("Perfect Survivor", ma soprattutto "Songs From The Ocean") anche se senza dubbio il meglio è rappresentato dalle ottime parti di metal "spaziale", come "High Moon", "Set Your Controls", "Starchild" e "Master Of Darkness". Le composizioni sono tutte molto particolari, con i cantati dalle linee melodiche originali, in particolar modo le parti di Floor Jansen che interpreta in modo grandioso.
Anche le tematiche che riguardano spazio e fantascienza sono molto vicine al progetto Ayreon, anche se lontane dal mondo fantasioso creato da Lucassen dominato da umani e "Forever", ma ispirato a film e fiction a tema spaziale: Atmosfera Zero ("High Moon"), L'Impero Colpisce Ancora ("Master Of Darkness"), Stargate ("The Eye Of Ra"), Star Trek IV Rotta verso Terra ("Songs Fromt The Ocean"), Dune ("Sandrider"), Alien ("Perfect Survivor"), Blake's 7 ("Intergalactic Space Crusaders"), 2001 Odissea nello spazio ("Starchild"). In questo senso, il titolo dell'album e anche la copertina non avrebbero potuti essere scelti meglio.
Esiste anche l'edizione limitata, con uno strepitoso Hawkwind Medley in cui partecipa Dave Brock degli stessi Hawkwind, un paio di inedite ("Spaced Out" ispirata a Dark Star; "Inseparable Enemies", ispitata a Il Mio Nemico), una mediocre cover di "Space Oddity" di David Bowie e una più simpatica cover di "Intergalctic Laxative" di Donovan.
Forse questo è il side-project più ispirato di Arjen Anthony Lucassen, suggellato da un ottimo live, Live On Earth. Lucassen ha però affermato di non essere in grado di ricreare un'atmosfera simile a "Space Metal" e quindi ha virtualmente chiuso con gli Star One, anche se in più recenti interviste ha invece dichiarato di esse indeciso se dare un sequel a questo progetto oppure no. Certo è che "Space Metal" è stato il frutto di un grande momento musicale e compositivo.
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