Dal debutto di un giovane quartetto indie-rock, formatosi a Chorley, ossia nella parte dell'Inghilterra dove i gruppi brit-pop spuntano come i funghi, non ti dovresti attendere nemmeno la metà di tutto ciò. . . "Love is here" è invece un capolavoro senza mezzi termini, senza etichette, un disco dove gli stili si mesciano ma i suoni non si impastano mai. Un album chiaro dai toni scuri ed intimistici, nostalgici e perchè no, maturi. . . E dire che questi giovanotti (al momento del debutto) hanno poco piu' di 20 anni a testa e nel '70, quando Tim Buckley sforna il suo cd "Starsailor", da cui la band di James Walsh "ruba" il nome, i 4 probabilmente succhiano il latte dalla mammella materna. Forse in seguito alla loro indipendenza discografica, oppure a coda di un genere (il brit), spesso momento di rottura verso gli stereotipi sociali (Oasis docet. . . ), "Love is here" è un disco pieno di rabbia, evinta dai testi e dalla graffiante voce di Walsh. Questa rabbia però, è contenuta dall'impianto musicale degli "Star", davvero notevole e sofisticato, mai spartano e semplice come spesso lo stesso brit concede ai suoi portabandiera. Ne esce fuori un qualcosa che non ti aspetti e che tocca livelli altissimi, forse irripetibili per qualsiasi gruppo che non si chiami Pink Floyd.
La sessione è aperta da "Tie up my hands", mossa magistralmente azzeccata in sede di produzione, considerando che il pezzo, tra i migliori dell'intero disco, sembra avvolgerti gradualmente e poi lasciarti con quel senso di appagamento, che rende il resto in discesa. Eppur non è così, perchè il livello non scende mai e dopo "Poor Misguided Fool" (una sorta di seducente tango rock!), scatta un' "Alcoholic", che se l'avessero composta gli U2, ne staremmo qui a parlare come una pietra miliare del rock melodico mondiale. Non si riprende neppure fiato che "Lullaby" ci fa sognare, sulla falsariga dei brani precedenti, con chitarra e piano che sembrano fare l'amore, sul soffice letto ritmico di basso e batteria. "Way to fall" è un altro capolavoro strappalacrime, brano decisamente "chitarrabile", trasformato dai 4 inglesini in una ballata melodica di alta drammaticità. Devi allora fermarti davvero a respirare per capire che ciò che stai ascoltando sia vero, perchè sei solo alla quinta traccia, ma le emozioni sono già a 1000. "Fever" è un singolo apripista, ma non ha proprio niente di diverso dal resto, anzi, è perfettamente integrato e non ci si stupisce se esso, sia stato snobbato dai network britannici. I tempi ed i ritmi non sono affatto radiofonici, ma gli "Star", ancora non si adontavano dell'etere, lo faranno nelle successive produzioni ("Four to the floor" sarà un hit forte nel loro secondo disco). Intima e profonda, anche "She just wept", non si preoccupa di decollare, e come molte delle canzoni di questo disco, preferisce volare basso, giusto per non perdersi nel nulla del cielo e, rimanere ben salda ad una sincera melodia piena di vivida emozione. La title-track (forse il mio brano preferito!) "Love is here", è una canzone da brividi, taglia il fiato in una mestizia che non produce angoscia ma serenità. La doppia chitarra (acustica/elettrica) di Walsh ed il basso di James Stelfox qui uniti all'unisono vanno in dolce crescendo, il piano di Barry Westhead cementa il tutto, mentre i piatti di Ben Byrne sono precisi e mai invadenti. Il giro finale con chiusa secca, varebbe da solo il prezzo del disco.
Ma il disco ha altre tre perle prima della chiusura: "Talk her down", che riprendendo la traccia numero 2, ci trascina in atmosfere danzereccia, quasi da liscio. "Good Souls" è molto Oasis nella sua leggerezza, mentre l'epilogo "Coming Down", è una ballata rockettara dai suoni acustici , che non perdono per strada la struggente melodia dell'intero lavoro. Gli Starsailor, negli anni a seguire, faranno altri due ottimi dischi, ma sarebbe stato realmente impossibile eguagliare "Love is here", forse proprio per questo si è anche scelto di scostarsi un attimo dai suoi toni: imitarsi senza superarsi non avrebbe avuto senso. . . In fondo han fatto lo stesso i Coldplay che, dopo "Parachutes", han cambiato timbro sfornando due dischi simili e di bellezza assoluta, seppur diversi dal primo. "Love is Here" non stanca mai, puoi ascoltarlo in auto o in salotto, da solo o con la tua donna, di notte o di giorno. . . questa è semplicemente musica!
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