In un periodo contraddistinto da maree di uscite di ristampe di CD non sempre imprescindibili, mi sembra il caso di segnalare la rimasterizzazione di questo ottimo album degli Statuto, in occasione del decennale dell'uscita.
Siccome possiedo, per il momento, solo la versione originale del 1996, commenterò quella, limitandomi a segnalare che nella versione rimasterizzata sono presenti, come bonus-tracks, un demo, tre versioni dal vivo e due brani usciti nel 1990 solo come 45 giri, "Tu non sai" e "Ci sei tu", versioni italiane rispettivamente di The Kids are Allright e Substitute degli Who.
Apparentemente sembrerebbe un album di sole cover, visti i titoli: "Solo tu", "Con te", "Il cielo in una stanza", "La mia banda suona il rock", "Liberi liberi", "Pensiero stupendo", "Pugni chiusi" e "Una donna per amico". Assolutamente non è così. Gli Statuto ebbero la curiosa idea di proporre un disco di canzoni nuove e originali, assegnando ai pezzi dei titoli di canzoni italiane famose del passato.
E il giochino regge benissimo, perchè Oskar e amici riescono benissimo nel non facile lavoro, con pezzi belli, spesso impegnati nel sociale, a volte invece solo spiritosi e ironici come nel loro stile. In "Solo tu", con un gran bel ritmo rocksteady, si parla di un problema di droga finito bene ("ci ridiamo su perchè hai detto basta, il passato non ritornerà"), "Con te" è una ballata che rende omaggio, ma sempre in modo originale e non banale, all'allora imperante brit-pop, "Il cielo in una stanza" (fonti non confermate riferiscono che Gino Paoli si era piuttosto incazzato l'uso del suo titolo, ma la cosa mi interessa meno di nulla), è un reggae che parla della vita nelle carceri, dove non c'è, appunto "il cielo in una stanza".
Uno degli episodi più divertenti è, secondo me, "La mia banda suona il rock", dove, con arguta sfrontatezza, Oskar canta che la sua band suona il "rock ricco di creatività, duro, trasgressivo e con originalità" e di essere un gruppo "non etichettabile". E' tutto molto ironico, evidente è la tirata alla stampa quando si parla del loro amico giornalista rock che li recensirà (faccio notare che gli Statuto, in vent'anni di carriera, le hanno veramente viste tutte, dal successo su vasta scala nazionale al boicottaggio addirittura delle stesse istituzioni loro concittadine). Il ritornello dice "Noi siamo come i Rolling Stones, una band più grande nel mondo non c'è". D'altra parte non erano loro che dicevano "Siamo il miglior gruppo dell'umanità, grandi musicisti, brani d'alta qualità") ("Abbiamo vinto il Festival di Sanremo").
Poi torna il reggae-ska con "Liberi liberi", a proposito di una coppia che, nonostante le avversità e i problemi vari, dura nel tempo ("Questo amore sa spezzar le catene ai polsi… "), "Pensiero stupendo" è un pezzo più rallentato che strizza ancora l'occhiolino al brit-pop di quei tempi, invece "Pugni chiusi" è poi entrata di diritto a far parte dei loro classici, un pezzo in pieno stile Statuto, che parla di mentalità mod e di lotta contro un sistema che ci vuole come numeri, tutti uguali, qualunquisti e senza saper pensare con la propria testa.
Il divertimento spensierato torna con "Una donna per amico", gustoso quadretto di un povero ragazzo che si lamenta di "avere solo amiche", ma che poi, quando arriva l'occasione… "Mamma, io non capisco questa qua, mi ha chiesto gentilmente di accompagnarla a casa, mi ha chiesto di fermarci un po', che gran maleducata: ha tentato di baciarmi!".
Insomma, quando si tratta di metterci al cospetto di un disco degli Statuto, possiamo essere sicuri che non mancheranno mai bravura, ritmo, divertimento, impegno sociale e, soprattutto, ottima musica.
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