Chissà se nel trentennale di questo disco (che si celebra proprio nei prossimi mesi) uscirà una qualche edizione-deluxe su CD. Agli appassionati del duo in questione, molto probabilmente, più che ascoltare quattro versioni dello stesso pezzo o trastullarsi con alcuni provini pianoforte-voce, farebbe piacere recuperare lo splendido brano "Here At The Western World", registrato durante le stesse session di registrazione del disco medesimo, ma poi escluso dalla scaletta perchè i suoi autori non lo ritenevano affine al resto del materiale (finora è stato reperibile solo su un'antologia). Nella speranza che ciò avvenga realmente, ci si può accostare senza riserve all'opera originale, una collana sonora composta da alcune perle davvero lucentissime.
Sulle caratteristiche della musica degli Steely Dan, già altri recensori hanno scritto egregiamente: da parte mia, posso sommessamente aggiungere che nelle loro produzioni l'easy- listening è stato davvero elevato a forma d'arte. Tramite una tecnica d'incisione pressochè perfetta e con una base strumentale fornita da alcuni fra i migliori session-men in circolazione nel periodo, Walter Becker e Donald Fagen hanno creato delle canzoni assolutamente irresistibili, che colpiscono già al primo ascolto e si abbeverano alle fonti dei molti generi che sono affluiti nel grande mare della musica popolare statunitense dal dopoguerra ad oggi. Qui di esempi ce ne sono a iosa: dal funky sinuoso e arabeggiante dela famosa "The Fez" a quello teso ed elettrico della splendida "Green Earrings", dal pop-rock raffinato della bellissima "Don't Take Me Alive" alla sorta di blues scuro e notturno dell' ammaliante title-track. E qua e là fa capolino anche il reggae: in maniera manifesta nella graziosissima "Haitian Divorce" e più nascosta nell' insinuante "Sign In Stranger", retta magistralmente dal pianoforte di Fagen, che canta anche in maniera superba su tutte le nove tracce di "The Royal Scam".
Un disco che può accompagnare lunghi viaggi in automobile così come può fare da sottofondo a serate pensose e meditative. Una caratteristica della Grande Musica, che da più di trent'anni ormai è fedele compagna di vita degli Steely Dan.
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