In origine sono gli Useless Boys, da Pisa: nel 1983 il gruppo pubblica la cassetta «Dream's Dust Factory» e subito dopo si scioglie.
Inizia così il viaggio alla riscoperta del rock psichedelico in Italia, ché dalle ceneri degli Useless Boys originano i due più straordinari gruppi di genere ed in assoluto tra i migliori del panorama internazionale: i Birdmen Of Alkatraz e gli Steeplejack. E se pensate che sia un'esagerazione, sappiate che per i Birdmen Of Alkatraz Greg Shaw ha fatto carte false pur di averli in una Battle Of The Garages.
«Glidin' Off» e «From The Birdcage», «Serena Maboose» e «Pow Wow» sono titoli che dicono poco o niente a chi si è avvicinato al rock tricolore negli anni Novanta; ma di sicuro sono marchiati a fuoco sulla pelle di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di maneggiare dischi come «Eighties Colours» o riviste come la «Rockerilla» degli anni Ottanta.
Io, per dire, sono subito andato in fissa con «Serena Maboose», ancor prima di averne ascoltato una singola nota: alla bisogna, basta ed avanza la copertina, perfetta riproduzione delle opere della leggenda Rick Griffin, tra l'altro autore di quella di «From The Birdcage».
L'ep «Serena Maboose» è datato 1987, del 1988 è invece l'album «Pow Wow»: da qualche mese, i due lavori sono finalmente stati rieditati nel doppio cd «No One's Land», loro brano contenuto in «Pow Wow».
Si scrive Steeplejack, si legge Maurizio Curadi. Membro fondatore degli Useless Boys, è nella prima formazione dei Birdmen Of Alkatraz, insieme ai quali fa in tempo a prendere parte a «Eighties Colours Vol. 1»; se ne va poco dopo per dare vita a Steeplejack (fino a «Pow Wow», praticamente una one-man-band) e partecipare ad «Eighties Colours Vol. 2»; e poi è tempo di «Serena Maboose».
«Serena Maboose» è un disco eccezionale, per il tentativo di fondere la psichedelia dei Grateful Dead con il garage dei 13th Floor Elevators e le urgenze tra punk e blues dei Gun Club.
Disco dai due volti: quello garagista emerge con prepotenza nell'iniziale «Hot Summer Again», in «I Was Born In A Jungle», che niente mi toglie dalla mente sia figlia di «Run Trough The Jungle» trattata dal Club Del Fucile in trasferta a Miami e suona come avrebbero suonato i Grateful Dead se il leader fosse stato Bo Diddley invece che quel panzone fricchettone di Jerry Garcia, e in «If I Had Possession Over Judgement Day» dal repertorio di Robert Johnson e con un sentito ringraziamento alla passione animalesca di Jeffrey Lee Pierce; l'anima psychotica è quella di «Falling Leaves And Autumn Thrills» con quei coretti che fanno tanto «Crosstown Traffic», «Nobody Around You» e «The Sky Is Full Of Shadows».
Magari non è un disco perfetto, «Serena Maboose», ancora troppo grezzo, per taluni aspetti acerbo e talvolta indeciso sulla strada da imboccare, ma l'impatto è devastante. Con le dovute proporzioni, considerazioni analoghe valgono per «Fire Of Love» dei Gun Club in rapporto a «Miami»: ed il «Miami» degli Steeplejack arriva di lì a poco.
«Pow Wow» è l'esordio sulla lunga distanza "degli" Steeplejack, con Maurizio Curadi affiancato per la prima volta in pianta stabile da Saverio Trabalzini al basso ed Elio Gavarini alla batteria.
Si tratta di un disco analogo a «Serena Maboose» per le possibili referenze, ma se ne differenzia nettamente per un aspetto fondamentale: se in «Serena Maboose» ogni brano fa storia a sé, in «Pow Wow» tutte le possibili influenze sono ricondotte ad unità nei singoli pezzi, ciascuno dei quali è un caleidoscopio di colori ed umori o di "visioni", per usare le parole di Maurizio Curadi.
Splendidi, da questo punto di vista, gli oltre dodici minuti di «Say Green And Say Yellow»; o il finale della frizzante «Miss Springtime Sunset», che all'improvviso si acquieta in un delicato frammento di musica barocca per poi degenerare, senza colpo ferire, in puro diddley-sound. Tutto in modo estremamente naturale.
Ma il livello qualitativo è sempre altissimo, a partire proprio da «Miss Springtime Sunset» e fino alla conclusiva «Under A Thunder Of Stars»; persino in quei momenti concepiti come semplici divertissment, quali «Rooting Ground Hog» - e questo è Howlin' Wolf che, incapace di alzarsi in volo con l'ingioiellata Lucy, rimane con i piedi ben saldi in terra ma si fuma comunque l'impossibile - e quel delizioso gioiellino di musica fuori dal tempo che è «Stomp Around Huge Frog».
Tutto questo nel primo cd, chiuso dall'omaggio ai 13th Floor Elevators di «Levitation / Don't Fall Down».
Ma non commettete l'errore di tralasciare il secondo cd, classico "rare & unreleased" che merita di essere ascoltato dal primo all'ultimo secondo: segnalazione d'obbligo per l'autografa «Long Evening Shadow» e le cover di «Opel» ed «It's All Over Now, Baby Blue», ed in particolare la conclusiva mezzora che immortala il gruppo dal vivo nel 1988 a Genova, a dimostrazione di un talento innato, di quelli che non possono essere creati in vitro.
«Serena Maboose» e «Pow Wow»: quattordici brani che innalzano gli Steeplejack ai vertici del movimento neo-psichedelico, al livello di «Keep Your Cool And Read The Rules» dei Plan 9 e «Greenpeas» dei cugini Vietnam Veterans.
In questi casi, c'è da menar vanto di essere italiani!
E la speranza è che «No One's Land» sia succulento antipasto alla riedizione dei lavori di Birdmen Of Alkatraz e Technicolour Dream (e relativa discendenza, Magic Potion e Pale Dawn).
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