"Vivevo sempre in una specie di stato di panico, dovetti dormire nei garage.
Ero completamente disorientato.
La cosa peggiore era che nessuno comprendeva la mia musica."
Charles “Bird” Parker
Anno di uscita: 2005 - Cinquantesimo anniversario della morte di Bird
Etichetta discografica: Blue Note
Cosa accade se un grande sassofonista jazz come Stefano di Battista decide di omaggiare il fondatore del be bop, nonché massima espressione del genere, Charlie Parker? Semplicemente accade che ne viene fuori un disco d’altissimo livello, “Parker’s Mood”, un disco che suona maledettamente “live” e “black”, come difficilmente ci si può aspettare dal lavoro di un musicista bianco in una sala di incisione della Officine Meccaniche a Milano. Un lavoro di sudore, cattivi odori e sigari accessi in sala prove, di muri verdi e strumenti marroni. Elegante ma al contempo "wild", caratterizzato da un sound difficile da evocare a parole.
Non si tratta di un disco di semplici rivisitazioni o reinterpretazioni dei brani, piuttosto è una forma di estemporanea quanto impossibile live jam session fra la band messa su da di Battista, che conta nomi di assoluto prestigio quali Herlin Riley, Kevin Barron (che in passato ha già collaborato con mostri sacri come Stan Getz e Dizzy Gillespie), Rosario Bonaccorso e Flavio Boltro (all'ennesima collaborazione), e lo stesso Parker. E’ un dialogo di note continuo, uno scambio di vivaci opinioni fra estensioni lontane, improvvisazioni dettate dal genio. E' instabile, bello, teso e vibrante. Sembra non avere continuità, modale. E' jazz. Blues.
Tutto profuma.
A volte di sporco.
E' fastidiosamente piacevole.
Una scommessa difficile, quella di Stefano di Battista. Navigare sulle alcune delle note del’immenso talento naturale di Parker, nell’improvvisazione senza regole, a volte velocissima a volte immobile, un sound che brucia la pelle, è una sfida affascinante ma rischiosa, troppo per essere affrontata senza quel demone che ti brucia dentro e detta i tempi senza gli schemi previsti, studiati. In “Night in Tunisia” c’è tutto questo. In “Confirmation” i dialoghi folli fra tromba e sax. “Embraceable You” è la tregua della follia.
Imitare Bird Parker è impossibile.
Suonare al suo fianco un impegno che ha fatto tremare polsi geniali.
Ogni paragone è uno scontro perso in partenza. Ma Stefano di Battista suona con umiltà.
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