Avevo sentito parlare in lungo e in largo di questo film: a dire il vero, più che del film in sè si parlava del suo alto tasso di trasgressività che, stando alle dichiarazioni, avrebbe dovuto rendere questo apparente film bimbominkiesco come una delle pellicole più censurate in Italia negli ultimi anni.
Mi incuriosiva soprattutto vedere il lavoro di Salvati, che sicuramente non è l'ultimo arrivato (più di 18 anni di apprezzabile regia di videoclip musicali e commerciali per artisti italiani e non, tra i quali ricordo il bel clip de "gli angeli" di Vasco Rossi in collaborazione con Polanski).
Ebbene, sperando fino all'ultimo di non trovarmi davanti uno scontato videoclippone di due ore, mi sono recato al cinema, forte della mia convinzione secondo cui l'atmosfera della sala spesso rende digeribile anche il più ammuffito dei polpettoni. Mai profezia fu più veritiera: il videoclip c'e tutto, solo che dura un'ora e mezza.
Ma se ho deciso di recensire questo film, scelta giustamente opinabile per molti, non è per farne una stroncatura secca e immotivata, quanto per cercare di analizzarlo con la massima lucidità possibile: del resto è facile osannare i capolavori universalmente riconosciuti, un po' meno cercare di salvare un'opera destinata sin dal principio alla raccolta differenziata.
Il film ha una trama a intrecci, stile largamente usato a Hollywood con i vari "Magnolia" e "Chrash", che a loro volta attingono a piene mani da "America oggi" dell'immenso Altman. Chiara-Albakiara è il suo nick sul web- è la classica adolescente del ceto medio, che sprizza ribellione voglia di trasgredire da ogni poro: beve, fuma spinelli, scopa qualsiasi cosa si muova; ma il suo grande amore è Nico, "affascinante" dj che decide di aprire una versione casalinga di Youporn. Le strade dei protagonisti subiranno una svolta decisiva grazie ad un poliziotto corrotto, una strana professoressa di inglese e a un'immensa partita di cocaina purissima...
Molta la carne sul fuoco nel plot: oltre alla banale (e stereotipata fino all'inverosimile) descrizione della generazione chimica del 2000, tutta paste e ingroppate, il film cerca di mescolare i generi e i registri più disparati. Si va dalla commedia sentimentale à la Moccia, passando per il pulp, il poliziesco, il porno-soft e addirittura allo splatter. Detta così sembrerebbe una scelta interessante e coraggiosa: forse lo è nelle intenzioni, ma non nel risultato, un calderone dispersivo di scene totalmente slegate e fini a se stesse.
La regia e il montaggio non aiutano di certo: schermate split-screen a profusione, inserti in computer grafica (terribilmente ridicole le visioni della sorella della protagonista), fiorellini digitali e scritte in sovraimpressione in stile uni-posca. Insomma, sembra di assistere al montaggio fatto da un adolescente che ha ricevuto per natale un nuovo Mac e che vuole provare gli effetti di Imovie tutti insieme appassionatamente. Il risultato più abominevole? Sicuramente la gara di pompini nel parcheggio, con tanto di cronometri, count-down, schizzi virtuali e didascalie onomatopeiche fumettose che fanno rimpiangere il batman di West.
Ritornando alla trama, se il registro commedia-sentimentale risulta banale e stantio, la sferzata drammatica-quasi-horror è interessante ma inverosimile e confusionaria e, accompagnata da quel kitch visivo di cui sopra, perde di quel poco di credibilità che poco a poco cerca di costruirsi con l'evolversi della trama. Proprio quest'ultima non è esente da buchi narrativi, con un finale che è più una telefonata con addebito. E' tutto vero o solo immaginazione? Perchè la professoressa madrelingua che non sa una parola di italiano scrive un libro nella nostra lingua? Perchè inserire in una storia, già assurda di per sè, il personaggio della sorella schizofrenica con doti da chiaroveggenti e con visioni apocalittiche?
Parlando della recitazione, non si può che giudicare sprecato il ruolo di Alessandro Haber, limitato a macchietta tragi-comica. Insopportabile Dario Bandiera con il suo stereotipo del delinquente siciliano, mediocre il figlio di Rossi, che si limita ad un personaggio che ha 4-5 battute di fila in tutto il film e con il sex-appeal di un mocassino. Raz Degan, pompato dopo gli elogi per "Cento chiodi", cerca di strafare, non avendo ancora capito che la recitazione è qualcosa di neanche lontanamente vicino alle sue corde. Molto buona l'interpretazione del grande comico Vito, che caratterizza un bidello che ispira simpatia e inquietudine al tempo stesso. Laura Gigante, la protagonista, ha sicuramente un bel faccino ma, come evidenziato da qualche critico, la sua voce è semplicemente un "castigo divino".
E la musica? E' questa la cosa più sconcertante. Albakiara e Vasco non c'entrano una mazza: le canzoni sono inserite nella trama alla rinfusa (terribile il "lalalalalala, fammi godere!" durante una scopata con webcam), e sottolineano in modo inequivocabile l'immensa campagna di marketing intorno alla produzione. L'Albakiara di Salvati è l'esatto opposto della schiva ragazzina cantata dal Blasco, ma dire che si voleva evidenziare il mutamento della generazione adolescenziale è troppo pretestuoso, non essendoci nel film alcuna pretesa di analisi sociale, che anzi appare a volte dozzinale, da bignami.
Ma insomma, cosa c'e di buono in "Albakiara"? Sicuramente l'idea di base, il rovesciamento della commedia romantica in chiave pulp, con inserti inusuali ma interessanti, che dovrebbero essere supportati da un'ottica registica adeguata e realmente trasgressiva.
Già, perche di trasgressione, in Albakiara, ce n'e ben poca: un'ora e mezzo di pompini, sniffate e scopate e poi il regista bippa le parole "cazzo" e "culo"...
Mah!
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