Non ho mai amato troppo Stephen King.

Nonostante io abbia apprezzato parecchio lavori come "L'ombra dello scorpione" e "It", ho spesso trovato difficoltà nel portare a termine la lettura di tomi di oltre mille pagine, spesso troppo lenti nello sviluppo per i miei gusti. E se molti dei romanzi del Re sono tutto sommato decenti, gli ultimi "Duma Key", "Al Crepuscolo" e "Cell" sono davvero insipidi, privi di originalità e per nulla stimolanti. 

Potrete quindi, alla luce di queste impressioni, capire la mia lunga esitazione nel leggere l'ultima fatica di King, il mastodontico "The Dome", rivelatosi però una splendida sorpresa.

Il libro, che come spesso accade con Stephen King, è un romanzo corale che supera il migliaio di pagine, racconta la storia di un paesino del Maine (Stato nel quale lo scrittore vive e dove tende sempre ad ambientare i propri romanzi) di nome Chester's Mill, sul quale tutto ad un tratto viene posta una misteriosa cupola impossibile da scalfire e da oltrepassare. Qualche contatto con il mondo esterno rimane, ma il paesino diventa preda della megalomania del secondo consigliere Big Jim che, con l'aiuto dello spietato figlio e di molti poliziotti violenti e corrotti, impone il proprio dominio sulla città. A guidare il gruppo che contrasta il consigliere c'è Dale Barbara, ex marine in contatto con il colonnello Cox, che sta fuori dalla cupola e riceve gli ordini direttamente dal Presidente (Che è proprio Obama, lo si capisce da diversi "indizi" lasciati dallo scrittore). Tutto il libro gira quindi attorno alla lotta tra questi due gruppi di persone, facilmente divisibili tra "buoni" e "cattivi".

Soffermiamoci però un attimo sulla Cupola, che viene quasi da subito ridotta a un fenomeno secondario, relegandone la spiegazione alle ultime, sbrigative, pagine del libro. La barriera che isola Chester's Mill dal mondo esterno è infatti per King poco più di un pretesto per scrivere uno splendido romanzo corale che ci dimostra quanto le persone possano cambiare e fare cose inconsulte se poste in situazioni strane e difficili da affrontare. E sebbene quella del cupolone sulla città sia un'idea sfruttatissima (Vedi il film dei Simpson), il Re la maneggia con cura, senza esagerare e rendendo la parte fantascientifica molto meno importante che nei suoi libri precedenti. 

Il ritmo della storia è, fin dalle prime pagine, molto incalzante e i personaggi sono descritti minuziosamente in ogni loro tratto psicologico, così da farli sembrare quasi reali. Alcuni dei protagonisti, come ad esempio Andy Sanders e lo Chef, che assumono importanza solo verso la fine del libro, sono figure tragicomiche create in un modo splendido, davvero degno di opere come "It".

Per concludere quindi, nonostante abbia un finale discutibile, "The Dome" è davvero un bel libro, degno di essere letto tutto d'un fiato (se ne avete abbastanza).

Non fatevi spaventare dalla grandezza del volume.

Voto: 4,5 

 

 

 

 

  

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