PREMESSA
Quando per la prima volta mi sono soffermato sulle pagine di questo sito non mi sarei mai aspettato di entrarne a farne parte come recensore, né, tantomeno, di iniziare un vero e proprio viaggio alla ricerca della musica italiana di una certa complessità. Al pari di molti che leggono questo magazine pensavo che in Italia la musica fosse poco propositiva ed interessante. Ma, fortunatamente, non mi son fermato al pregiudizio ed ho cercato di verificare questa, posso dire infondata, ipotesi sciagurata. Così, non senza difficoltà, mi si sta aprendo un mondo per lo più sconosciuto e che ho piacere nel trasmettervi così come lo spirito di Debaser vuole.
STEREOKIMONO
Gli Stereokimono iniziano la loro attività nel 1989 e, sebbene siano in circolazione da ben 17 anni, hanno al loro attivo solamente due dischi e svariate collaborazioni tra le quali, potrei segnalarvi, l'innovativo progetto "Syd Barret the vegetable man project" che prevede una rielaborazione di "vegetable man" da parte di 60 artisti mondiali in 10 secondi netti! Dopo svariati rimaneggiamenti di formazione, i bolognesi Sterekimono, restano solamente in tre a difendere quello che loro definiscono il "rock psicofonico obliquo".
Ascoltandoli, in effetti, altro non potrebbe dirsi della musica che propongono, come dire: fantasie rocambolesche senza nè capo nè coda, ma genialmente assemblate! Chiaro no? Bhe ragazzi, come altro potrei spiegarvi i colpi di genio? Si, di genio si tratta, tanto da potermi sbilanciare annoverando gli Stereokimono come gli ideali prosecutori italici di quel Re Cremisi di Fripp che sa tanto di rock psicofonico obliquo!
CALEIDOSCOPIO DI COLORI: PRISMOSFERA
Nel 2004 esce, apparentemente, l'ultimo lavoro di questa band bolognese tecnica e intelligente con un disco davvero sorprendente. Già tenuti in considerazione dalla stampa con il lavoro d'esordio "Ki" (vincitore del premio "Stratosferica" dedicato alla memoria di Stratos), i bolognesi furono seguiti con particolare attenzione perché "Prismosfera" aprì, formalmente, le danze della casa discografica "Immaginifica" di Franz Di Cioccio che, col senno di poi, produrrà tre dischi di grosso interesse e spessore.
Già nell'immagine di copertina si possono intuire le ispirazioni artistiche di Alex Vittorio, Antonio Severini e la superba Cristina Atzori alla batteria. Già perché i più attenti scorgeranno una similitudine con quel "Dark side of the moon" che tanto fece famosi i Pink Floyd. Ma ascoltandone la musica, nessuna copertina avrebbe così ben descritto le gioie nel cd contenute. Fusione di colori in un cerchio: ovvero musica fantasiosa che si ritorce su sé in uno spazio siderale infinito. Sette le tracce strumentali nell'opera per 54 minuti di musica no-stop, musica ed idee in movimento continuo. Partendo da una pura e semplice improvvisazione i tre riescono ad elaborare pezzi che sottostanno più all'ispirazione del momento che alle scelte melodiche che un mercato discografico vorrebbe, e nel cd questo lo si percepisce senza alcuno sforzo. Già perché la musica passa di continuo da un genere all'altro, da psichedelia pura a rumorismo, da rock a country rock, da progressive-space-rock all' elettronica, dal jazz-fusion alla sinfonica. . . tutto mescolato in un'insalata sonora che tramortisce.
La matrice di partenza è un prog-tecnico sul quale si innestano tempi dispari, tappeti sonori psichedelici, rumorismo e quant'altro senza fermarsi un minuto! Impossibile fermarsi a centellinare le fonti d'ispirazione del disco, il paragone più vicino è con i Crimson, ELP, lontani echi dei Pink Floyd... ma serebbe ingiusto provare a paragonare un piatto così troppo ricco con pochi nomi. 54 minuti che sembrano ore; le stesse ore che necessitano per mettere a fuoco la smisurata fantasia di questi ragazzi. E meno male, poi, che sono solo in tre! 'Prismosfera' suona come se l'auditorium di Roma fosse pieno zeppo di musicisti! Tanti gli strumenti utilizzati e, laddove l'economia non permette, l'utilizzo sapiente dei synth riesce a riempire ogni singola frequenza del suono. Decisamente da otorino!
Antonio Severini si veste nei panni di Fripp (si, avete letto bene) e crea con la sua chitarra accordi ed assoli degni del genio dei Crimson. Il basso di Alex Vittorio suona pieno e tecnico da sembrare quello di Karn. Cristina Atzori è formidabile batterista, riesce a coniugare fantasia compositiva a tecnica pura ed è, cosa non da poco, abilissima nel tocco dello strumento. Poche volte capita di ascoltare un batterista rock in grado di evidenziare dinamiche così pulite come lei, soprattutto negli assoli. A tutti gli effetti potrebbe figurare tra i "fini" batteristi jazz.
Il disco è interamente strumentale, ma nel booklet gli Stereokimono creano delle storie per accompagnarci all'ascolto dei vari brani. Foto psichedeliche per testi della stessa caratura rendono bene l'idea della multimedialità nella quale i bolognesi ci spingono, l'idea del viaggio senza confini in una continua sperimentazione. Il disco, inoltre, termina con una ghost track davvero unica. Pensate che è fatta mettendo assieme i pezzi delle migliori canzoni anni '70... provate ad immaginare di mettere su di un'unica traccia Wyatt, Pink Floyd, ELP, Ultravox, Stratos, Led Zeppelin e via di seguito. Sarete chiamati alla dura prova di individuarne le note... geniale! Davvero.
Ma 'Prismosfera' non è esente da difetti. Spesso nel marasma di idee pienamente espresse nel disco ci si perde ed alcuni passaggi appaiono un pò troppo forzati. Inoltre, per un orecchio poco abituato a questa miscela esplosiva e tumultuosa, il disco potrebbe risultare poco longevo e questo potrebbe essere un peccato. Prismosfera va assaporato un sorso per volta come un vino ben invecchiato e saporito.
CONCLUSIONI
Tanta carne a fuoco per uno dei dischi più intelligenti del panorama italiano. Anche se non si tratta di un capolavoro il disco merita un 5 pieno per innovazione, tecnica e coraggio compositivo. Tenendo presente che non tutti sono in grado di sfoggiare coraggio e bravura per emulare un disco di tale portata, premio degli Stereokimono l'abilità a creare. Quest'ultima è una dote che veramente in pochi possono annoverare sia in Italia che all'estero. La musica italiana mostra, ancora una volta, che è musica di qualità. Stostenere che la nostra musica è tutta da cestinare equivarrebbe ad ammettere la propria ignoranza!
PS:
sul sito segnalato potrete ascoltarne degli mp3. Buon ascolto tutto, rigorosamente, italiano (e pensare che non sono nazionalista!!!).
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