“Kind” è l’undicesimo album per gli Stereophonics di Kelly Jones ed arriva a due anni dal precedente e più che buono “Scream Above The Sounds”.

Il nuovo lavoro del quartetto gallese è figlio di un periodo nel quale il quarantacinquenne frontman ha sofferto del blocco dello scrittore; “dopo il nostro ultimo concerto a settembre 2018 mi sentivo svuotato e non avevo scritto nulla di nuovo, pensavo di prendermi una pausa, poi nei due mesi successivi ho iniziato a scrivere incessantemente canzoni già complete, vulnerabili ed oneste, che sono diventate un album”.

Proprio per la loro natura intima e composta, Jones ha scelto di registrare i nuovi brani in soli undici giorni alla distilleria The Ramsbury nel Wiltshire, utilizzando tecnologie di studio minimali ed analogiche e facendosi coadiuvare dal produttore statunitense di origini greche George Drakoulias (Tom Petty And The Heartbreakers, Screaming Trees, Primal Scream e The Black Crowes tra gli altri).

Il risultato è un album semplice e molto intenso, composto quasi esclusivamente di rock ballad che portano in dote un retrogusto marcatamente country in diversi episodi. E’ un po’ il disco “americano” dei ‘Phonics, ancora più di quel “Just Enough Education To Perform” che diciotto anni fa consacrò la band gallese ad un meritato successo internazionale.

Jones e Drakoulias lavorano difatti per sottrazione, riportando la musica degli Stereophonics a mettere in mostra i due requisiti fondamentali che ne hanno fatto la fortuna: le melodie limpide e ariose della band gallese e, sopratutto, la splendida voce di Jones, qui assolutamente protagonista ed ancor più valorizzata da testi intimi e personali, che vanno ad impreziosire la credibilità dell’interpretazione del minuto frontman.

L’opener “I Just Wanted The Goods” con i suoi saliscendi frenetici è un fuoco di paglia rock che si ripeterà più avanti nel disco solo un paio di volte, ovvero con il ritornello in levare del vitale secondo singolo “Bust This Town” e con il britpop perfetto e cristallino di “Don’t Let The Devil Take Another Day”.

Per il resto tanta, tanta america, come nell’epico lead single “Fly Like An Eagle”, nel gospel di “Make Friends With The Morning”, nel finger picking della deliziosa “Streets Of Orange Light” e nell’armonica della nostalgica “Restless Mind”. "This Life Ain't Easy (But It's The One That We All Got)", poi, condensa in sei splendidi minuti tutto il meglio delle capacità interpretative ed autoriali di Jones.

Gli Stereophonics proseguono nella loro scia positiva e ci regalano un album intenso e convincente, tra i loro migliori senza dubbio.

Brano migliore: "This Life Ain't Easy (But It's The One That We All Got)"

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