Dopo aver partecipato da attore ai film "Fargo" e "Il grande Lebowski" dei fratelli Coen, Steve Buscemi ha pensato bene di mettersi dietro la macchina da presa. E' nato Animal factory, tratto dall'omonimo romanzo del 1977 scritto da Edward Bunker. L'attore/cineasta si avvale della presenza di Edward Furlong, reso celebre dal successo di un film come American History X e di Willem Dafoe.

Animal factory racconta la storia di Ron (Edward Furlong) che nel carcere di San Quentin, in California, stringe amicizia con l'influente Earl (Willem Dafoe). Il loro obiettivo, da tipico clichè di film che descrivono questo tipo di realtà è la fuga. Loro non vogliono altro, soltanto scappare da quel luogo di oppressione. Una zona grigia all'interno della quale gli uomini possono traformarsi in animali per soddisfare le loro voglie. L'esempio di tutto questo è il tentato stupro ai danni di Ron da parte di un altro prigioniero, incapace di "occultare" le proprie voglie sessuali. Altra dimostrazione di come degli individui reclusi in un luogo per diverso tempo possano reagire, è la sfolgorante decisione di Ron di muoversi per vendicare lo sgarbo del tentato stupro.

Nel film, più propriamente nel carcere assume grande importanza la figura di Earl, veterano del luogo e amico di diversi funzionari della prigione. Nel momento in cui si accorge delle difficoltà del giovane arrivato Ron, decide di prenderlo sotto la sua ala protettiva, consapevole dei turbamenti psicologici a cui va incontro un nuovo prigioniero.

Nel descriverci le difficoltà, gli stati d'animo e le violenze all'interno della struttura carceraria Buscemi svolge diligentemente il suo lavoro, delineando anche psicologicamente i suoi personaggi con una certa coerenza narrativa. Ad Animal factory manca però qualcosa proprio alla base. Buscemi ha voluto ripercorre fedelmente il libro di Bunker e il risultato è una rappresentazione dell'atmosfera e degli avvenimenti dell'opera da cui il film è tratta. Mancano le emozioni, mancano quegli avvenimenti emozionali che possano far aumentare il livello di attenzione nello spettatore. Infatti l'intera vicenda assume quasi dei connotati documentaristici di come si viva all'interno di un carcere. Ma le condizioni ci vengono mostrate ogni giorno dai mass media, tutti sanno i problemi che i detenuti sono costretti ad affrontare.

Neanche il rapporto padre/figlio che si instaura tra Ron ed Earl porta il film a chissà quale livello, ma la rappresentazione che Buscemi fa è, seppur priva di emozioni, coerente e fedelle alle pagine di Bunker. Un film gradevole in cui spicca la prova di Willem Dafoe autoritario ma allo stesso tempo uomo di buonsenso, "addolcito" dal luogo in cui è costretto a vivere.

Un film che ha nel finale il suo stesso riflesso. Qualcosa va bene, qualcosa no...

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