Dopo aver assistito lo scorso novembre: allo stupendo concerto rievocativo di "Foxtrot" ovvero uno dei massimi capolavori cui aveva contribuito coi Genesis, mi sembra il minimo sindacale riportare le mie impressioni sul nuovo album di Steve Hackett, uscito da poco più di un anno, in epoca pandemica e da cui ha tratto alcuni brani per presentarli nell'evento bolognese ad un pubblico letteralmente estasiato.

Fra questi, quello che mi è senz'altro piaciuto maggiormente è "Natalia" (allegato): più adatto alla colonna sonora di un film che ad un album tardo prog, tanto è l'uso sinfonico e di coro epico. Ma tant'è lo stesso autore nella presentazione del brano allegata al booklet dichiara il suo profondo amore giovanile per la Musica russa che qui si sente alla grande: non sfuggiranno ai più preparati i richiami a quella di Prokofiev (Giulietta e Romeo) e Tchaikowsky (Schiaccianoci) che costituiscono l'asse portante su cui s'innesta perfettamente il suo racconto canoro di ciò che fu e le sue variazioni alla chitarra elettrica. Un brano molto "forte" che mi porta alla mente l'operazione associativa già realizzata e con notevole successo da Emerson Lake and Palmer ai tempi di "Picture at an Exhibition" e più avanti con una riedizione dello stesso brano di Prokofiev in "Black Moon". Tutto ciò, associato fra l'altro al caposaldo di Hackett presente proprio in Foxtrot ovvero "Horizons" in cui è invece J.S. Bach ad essere tirato in ballo, fa capire la profonda formazione Classica del nostro eroe, senz'altro condivisa con diversi musicisti della sua generazione e che ha contribuito in maniera tangibile al Rinascimento musicale di fine anni '60 ed inizi '70.

Tornando all'opera in questione, Hackett accentua la sua propensione epica nel brano "Relaxation Music for Sharks", dove tuttavia il contributo della sua chitarra è più incisivo e forsennato, resta da capire cosa intenda Steve col termine "Rilassamento", forse la schiarita di xilofono finale? Mah. Giusto per non esagerare col sinfonico si passa poi all'etnico con "Wingbeats" dove più che di battiti d'ali si palesano quelli dei tamburi, sempre accompagnati deliziosamente dallo strumento di Hackett e dal suo canoro al quale alla fine ci si abitua.........un po' meno ai cori africani, almeno dal mio punto di vista. Ma ritorniamo decisamente sul classico con "The Devil's Cathedral": avevo appena finito di citare J.S. Back ed ecco qui la prova del nove: un tappeto d'organo intercalato da una incalzante colonna sonora apparentemente tratta da un film di James Bond.

"Held in the Shadows" è poi un mescolone di generi sempre decisamente epico, dove colgo persino una citazione al capolavoro dei Wishbone Ash: "Argos", se qualcuno lo conosce mi dirà poi cosa ne pensa, naturalmente arricchito e corretto in chiave hackettiana. Giusto per non farci mancare niente abbiamo poi "Shanghai to Samarkand", fra l'esotico e il mieloso, che rende tuttavia abbastanza bene il salto fra le due culture musicali ed anche qui c'è un bel richiamo niente po, po di meno che a "Kashmir" dei Led Zeppelin, seguito infine da ritmi maghrebbini (con cui la mitica Samarkanda nulla ha però a che fare!). L'attacco e l'asse portante di "Fox's Tango" mi pare poi decisamente ispirato al hard rock dei Black Sabbath su cui poi Steve intesse le sue trame, più che al ballo argentino. Infine si riallacia palesemente al filone ecologista lanciato col penultimo album At the Edge of Light: "Day of the Dead", non a caso ossessivo e piuttosto catastrofico, pieno di variazioni simpaticamente progressive, argomento ripreso anche in "Scorched Earth" ovvero e non a caso: "Terra Bruciata" per fortuna bagnata dal temporale finale e corroborata dall'armoniosa chiusura alla chitarra classica: una perla di circa un minuto di Steve.

Ciò che stupisce in questo ragazzo di settantadue anni è l'energia con cui è alla continua ricerca di nuovi orizzonti musicali, spesso coniugando quelli a lui cari, le riminiscenze della sua lunga esperienza musicale e le sonorità di paesi lontani, interpretando i brani con vigore e senza mai abbassare la guardia, ma arricchendoli dalla passione facilmente deducibile nei suoi concerti. Non posso rimanere indifferente a questo impegno e lo premio al di la del giudizio musicale che potrebbe anche non essere del tutto positivo in alcuni passaggi troppo "puzzle": Di sicuro di fronte a tanta spazzatura musicale contemporanea, qui abbiamo a che fare con un album colto e ricchissimo di sonorità, forse anche troppe!

Buon ascolto!

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