Peter (Gabriel) bussa e Steve risponde, eccome! A poco più di due mesi dall'uscita del sospirato lavoro del suo ex compagno di formazione: i blasonatissimi Genesis, Hackett sforna l'ennesimo album da solista, per modo di dire, vista l'ormai collaudata formazione di splendidi musicisti da lui capitanata, che a breve riprenderà il giro del mondo per far conoscere la nuova opera, come pure riprendere i momenti salienti del suo fondamentale apporto ai Genesis: quest'anno è il turno di rinverdire: "The Lamb Lies Down on Broadway"! Due differenze sostanziali fra i campioni (superstiti) del prog. contemporaneo: il primo pubblica "I/O" a distanza di oltre vent'anni dal suo precedente album di indediti, mentre Steve continua a sfornare composizioni ad un ritmo impressionante; inoltre "I/O" l'ho giudicato alquanto sonnacchioso, viceversa "The Circus and the Nightwhale" è un lavoro pieno d'energia che "prende" dall'inizio fino all'ultima traccia, casualmente (?) la più tranquilla: "White Dove".

Fatta la promettente premessa mi calo nella felice realtà di questa composizione che può seriamente rappresentare il manifesto del New Prog. tanto è aderente allo spirito che ha permeato quella fortunata stagione musicale passata ormai da tanti anni, cosa che accompagnata al riferimento sopra ci può far meglio capire, qualora non lo avessimo ancora realizzato, come fosse Hackett l'artefice principale dei Capolavori che hanno arricchito la nostra giovinezza ed oltre. Non che nei precedenti album non fosse chiara la vocazione del Musicista, ma in quest'ultima fatica è ancora più evidente la sua radice e qualità.

La ragione può essere facilmente ricercata nelle motivazioni che hanno spinto Steve alla composizione di "The Circus and the Nightwhale" che sono principalmente di natura autobiografiche: celebra infatti così il cinquantenario dall'uscita del suo primo capolavoro solista "Voyage of Acolyte" e ho scritto poco! Nozze d'oro di onoratissima carriera, con rarissime pause e soventi picchi come quest'ultimo che dimostra una raggiunta maturità, tale da non far rimpiangere affatto il primo lavoro, anzi qui abbiamo una maggiore compattezza e coerenza complessiva.

"The Circus and the NightWhale" è a tutti gli effetti un concept album che ha come protagonista Travla, pseudonimo compresso di Traveller ovvero lo stesso Steve ed il suo viaggio in questa vita che ormai è illuminata da ben 74 candeline. Non a caso l'inizio dell'album è caratterizzato da due rumori simbolici: la locomotiva, cara a molti compositori da Anderson a Guccini per citare i primi che mi vengono alla mente, preceduta dalla sintonizzazione radiofonica. E' lo stesso Steve che ne spiega il significato: la Radio è stato il primo strumento con cui ha approcciato la Musica, mentre la locomotiva (a vapore, come era frequente a fine anni '50) il suo primo veicolo di trasporto. Fra l'altro questo schema di accoppiare la Musica al Viaggio, binomio caro a molti, mi ricorda un altro grande autore prog, anche se decisamente meno noto ovvero il buon Michael Giles, ex King Crimson, che così sviluppò il suo "Progress" del 1978.

Tornando al nostro album, esso ripercorre musicalmente tutte le tappe salienti della vita di Steve, dalla buona alla cattiva sorte, dalle soddisfazioni alle angosce, queste ultime ottimamente riflesse nei brani cardine: "All at Sea", con atmosfere submarine encomiabilmente dipinte ed "Into the Nightwhale" ovvero dentro la balena come un novello Giona; anche se Travla si affida più a se stesso e alle proprie capacità che alla misericordia Divina per ritrovare la luce: la sua Musica. E superata la prova più difficile del circo vitale, finalmente Steve Travla trova l'Amore (la moglie Jo, cui è dedicato questo album) e la Pace figurativamente rappresentata da una coppia di bianche colombe e musicalmente dal suo duetto fra chitarra 12 corde e mandolino, che chiude come si deve un album che vale sicuramente la pena avere, ascoltare e riascoltare, giusto per comprenderne appieno il valore. Non mi soffermo sui singoli brani, cosa speciosa in presenza di un concept, però non posso fare a meno di rimandare a "Circo Inferno" per apprezzare al massimo la capacità esecutiva del nostro eroe e sottolineare l'ennesimo omaggio all'Italia che Steve ormai frequenta ogni anno e probabilmente riconosce come il paese che l'ha lanciato e valorizzato assieme ai Genesis.

Dopo tutta questa sinfonia, anche qualche macchiolina che ho individuato nella politica commerciale del produttore: rispetto ai lavori passati infatti il vinile è uscito senza l'allegato CD e per di più ad un prezzo superiore alla media, per contro il suppurto digitale è stato distribuito con il blu ray in pochissime copie, lasciando così sul mercato domestico il solo CD a un prezzo esagerato. Assai gradevole è la grafica, anche se la copertina riporta un'orca (killer whale) anziché una balena, buona la qualità tecnica del vinile, mentre ho sentito un collega recensore biasimare la versione digitale. Voto netto 4,5 che arrotondo alla carriera.

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